Legends of Tomorrow 2x09, "Raiders of the Lost Art": la recensione

La nostra recensione del nono episodio della seconda stagione di Legends of Tomorrow, intitolato "Raiders of the Lost Art"

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Spoiler Alert
Anche Legends of Tomorrow è tornato in scena in questo 2017, a seguito della consueta pausa invernale, con il nono episodio della seconda stagione dello show, intitolato Raiders of the Lost Art e diretto da Dermott Downs. Si tratta di un capitolo di questa saga che, benché presenti una struttura narrativa abbastanza semplificata e a tratti banale, parte da una premessa originale e divertente: questa volta infatti l'alterazione temporale alla quale i protagonisti dovranno porre rimedio riguarda niente poco di meno che il celeberrimo George Lucas, regista e creatore di franchise cinematografici come quelli di Star Wars e Indiana Jones.

L'episodio si apre con una sequenza in flashback che ci rivela finalmente cosa è davvero accaduto a Rip Hunter sei mesi prima (nell'episodio di apertura della seconda stagione), apparentemente sacrificatosi per impedire una tragedia che avrebbe avuto ripercussioni gravissime sulla timeline. In realtà, però, il personaggio è sopravvissuto, anche grazie a una misteriosa lancia di legno che era stipata in un vano segreto della Waverider, la nave che consente ai protagonisti di viaggiare nel tempo attraverso il Bleed. Rip ha poi iniziato una nuova vita come aspirante regista nella Hollywood degli anni Sessanta, così come lo abbiamo visto nelle battute conclusive del midseason finale di poco più di un mese fa; scopriremo poco più avanti che Hunter ha perso ogni ricordo del suo passato, tanto da aver assunto un nuovo nome: paradossalmente, però, ha qualche ricordo della sua vita come Time Master, tanto da decidere di dirigere una potenziale pellicola che narra proprio quelle che sono state le sue avventure come viaggiatore temporale.

Quando la Legion of Doom, composta da Damien Darhk, Malcolm Merlyn ed Eobard Thawne alias l'Anti-Flash, giunge nella Los Angeles del 1967, intenzionata a mettere le mani sulla suddetta lancia, che scopriamo essere la Spear of Destiny (Lancia del Destino), gli eventi precipiteranno immancabilmente; tale artefatto è infatti l'arma con la quale il legionario romano Longino trafisse Gesù Cristo in croce nel 33 D.C., mettendo fine alla sua vita: bagnandosi del sangue del figlio unigenito di Dio, la Lancia ha assunto straordinarie capacità, come quella di riscrivere la realtà.

Le Leggende non tardano però a palesarsi in loco, per sistemare l'alterazione temporale causata dalle azioni dei loro avversari e cercare di salvare il loro ex capitano, che scoprono essere sopravvissuto. In tutto questo parapiglia finirà coinvolto anche Lucas: colui che all'epoca era solo un aspirante regista si rivelerà essere il braccio destro dell'immemore Rip, e traumatizzato da un'esperienza nella quale finirà anche ferito, deciderà di abbandonare la sua potenziale carriera nel cinema, scegliendo di fare poi l'assicuratore nella sua vita (!). Questa aberrazione farà sì che Lucas non crei mai i franchise di Star Wars e Indiana Jones. Tali pellicole sono state però il motivo grazie al quale Ray Palmer e Nate Heywood hanno scelto di divenire rispettivamente uno scienziato e uno storico, scelte di vita che li hanno poi portati a divenire gli eroi noti come Atom e Steel. Conseguentemente, perderanno tutto il loro sapere e le loro abilità, e ciò avrà delle serie conseguenze sulla missione.

I protagonisti, dunque, oltre a combattere la Legion of Doom e provare a salvare Rip Hunter (cercando di fargli tornare la memoria), avranno anche l'onere di convincere George Lucas a tornare sui suoi passi, scegliendo di dedicare la sua vita alla Settima Arte. Nel frattempo, Mick Rory sarà molto convincente nel convincere il professor Martin Stein ad aiutarlo per cercare di sistemare quanto gli sta accadendo, con Heat Wave che continua ad avere visioni del suo defunto amico, Leonard Start alias Captain Cold.

La forza di Raiders of the Lost Art sta tutta nell'idea di base che ha spinto a rendere George Lucas protagonista dell'episodio, dando vita a una narrazione sicuramente singolare e quasi metanarrativa. Se a priori tutto questo appare come magnifico ed entusiasmante, lo storytelling dell'episodio è però abbastanza fiacco e ripetitivo, prevedibile dal suo inizio alla sua conclusione. Digerito il fatto che la storia andrà come deve andare, tra uno scontro e l'altro tra "buoni" e "cattivi", Raiders of the Lost Art presenta qualche spunto interessante, a partire dall'abilità degli autori di saper intersecare in modo discreto tutte le trame e sotto-trame che vi abbiamo elencato poco fa. Legends of Tomorrow continua a confermarsi estremamente originale nelle premesse, ma raramente riusciamo a vedere il pieno potenziale di questa trama davvero realizzato, tanto che, smaltito l'entusiasmo iniziale di ogni episodio - derivante dal fatto che ci si trova in un momento storico sempre diverso - la risoluzione di ogni capitolo è quasi sempre singhiozzante e a tratti noiosa. Si può fare molto di meglio in questo senso, e noi continuiamo a sperarci.

Veniamo ora ai diversi easter eggs e rimandi ai fumetti DC Comics presenti nell'episodio, a partire dal titolo che parafrasa in modo manifesto quello di Raiders of the Lost Ark (I predatori dell'arca perduta), primo capitolo della saga cinematografica con protagonista Indiana JonesRaiders of the Lost Art è arbitrariamente traducibile infatti come "I predatori dell'arte perduta", dove l'arte perduta è quella derivante dalla potenziale scelta di George Lucas di abbandonare il cinema, autore della storia della suddetta pellicola.

Veritiera la leggenda del legionario Longino, il quale, sebbene non venga mai davvero citato in nessuno dei Vangeli canonici - lo stesso nome, derivante dal greco lònche, "lancia" è fittizio - è ricordato come colui che mise fine alle sofferenze di Gesù negli apocrifi Atti di Pilato, oltre che venerato come santo dalla Chiesa Cattolica.

Nell'ambito della continuity a fumetti DC Comics la Lancia del Destino riveste un'importanza capillare: nei comics della casa editrice americana fu infatti Adolf Hilter a impossessarsi del potente artefatto durante la Seconda Guerra Mondiale, cosa che gli permise di far sì che i supereroi americani non potessero avvicinarsi in Europa e interferire con le sue folli azioni. Inoltre, è Nate ad appellare ufficialmente il trio composto da Damien Darhk, Malcolm Merlyn ed Eobard Thawne come Legion of Doom, rivelandosi di essersi ispirato a dei personaggi della Hanna-Barbera (marchio appartenente alla Warner. Bros, che detiene anche i diritti DC Comics).

Nelle battute finali dell'episodio si fa menzione al film Howard the Duck, datato 1986 e distribuito in Italia con il titolo di Howard e il destino del mondo: tale pellicola ha per protagonista un personaggio Marvel Comics, Howard il Papero, e vide coinvolto lo stesso Lucas come produttore esecutivo. Divertente la frecciatina mandata ai competitor della Casa delle Idee in questa serie che ha per protagonisti eroi DC Comics.

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