L'Eccezione Alla Regola, la recensione
Pensato, scritto e girato con un film di un'altra era, L'Eccezione Alla Regola, purtroppo non ha i pregi dei film di una volta ma solo la parte superata
C’è ovviamente la politica, come sempre, nella testa di Beatty, la maniera in cui il denaro e il culto del successo in America rendano possibile l’impossibile, anche che un miliardario pazzo possa tirare le fila della politica nazionale nonostante le sue stranezze e le sue decisioni improvvise e folli. Un uomo dalle decisioni improvvise e poco motivate circondato da persone che lo subiscono. Ognuno tragga i suoi paralleli con la modernità.
Ad ogni modo la parte migliore è la fascinazione che questo Hughes riesce a stimolare tramite l’assenza alternata a lampi di presenza.
C’è un facile parallelo da farsi tra la vita da star di Beatty e la maniera in cui racconta la reclusione di questo miliardario, imprenditore e regista, il fatto che ogni apparizione sprigioni magnetismo, che il nascondere la propria immagine, il farsi desiderare e proporsi come eccentrico non facciano che aumentare il carisma dei pochi momenti in cui parla. Anche se quel che dice non è propriamente memorabile. Potrebbe insomma facilmente essere letto come un film sulla fama L’Eccezione Alla Regola, uno in cui questa è portata alle estreme conseguenze.