Le terrificanti avventure di Sabrina (seconda parte): la recensione
La seconda parte della prima stagione di Le terrificanti avventure di Sabrina delude le aspettative, diluendo fin troppo la trama principale
Rispetto alla prima parte, Le terrificanti avventure di Sabrina è tornata con episodi più stiracchiati; sembra spesso di trovarsi di fronte a un brodo eccessivamente allungato, nonché alla reiterazioni di concetti e situazioni già visti in precedenza. Si tratta di un difetto ancor più grave in considerazione della piattaforma in cui la serie è posta, contenitore che le consentirebbe di fare qualsiasi cosa, ma che preferisce evidentemente una teatralità esagerata alla vivacità stilizzata dei primi episodi dello show.
La signora Wardell / Lilith (Michelle Gomez) continua cautamente a seguire gli ordini di Satana, seppur con uno scetticismo prevedibilmente crescente man mano che la storia procede; è in lei che risiede uno dei punti cardine fondamentali di questa seconda parte di stagione smaccatamente femminista. Lo show continua a sovvertire il mondo a noi noto: tutto nella Chiesa della notte è un capovolgimento di una tradizione cristiana.
Ciò è particolarmente evidente nella gestione della transizione di Susie (Lachlan Watson), ora Theo; la sua storia viene trattata con una superficialità colposa e del tutto immeritata, risultando approssimativa nell'evoluzione e, a tratti, persino irrispettosa della delicatezza dell'argomento. Sia chiaro, nessuno pretende che Theo abbia una sorta di trama tragica, ma avremmo preferito vedere questo personaggio svilupparsi in modo meno macchinoso. Lo stesso vale per Roz (Jaz Sinclair) e la sua cecità, sebbene abbia certo più spazio in questi episodi in virtù anche della sua neonata relazione con Harvey (Ross Lynch).
In conclusione: Le terrificanti avventure di Sabrina ci aveva fatto ben sperare nella sua prima parte, e potrebbe essere molto di più di quanto questa seconda metà di stagione non abbia dimostrato. Siamo davanti al seguito esasperato di una prima tranche di puntate piuttosto gradevoli, come se gli autori avessero stabilito il punto d'arrivo senza preoccuparsi più di tanto dell'itinerario narrativo da percorrere per approdarvi. Va detto che le premesse per la terza parte della serie sembrano, sulla carta, piuttosto buone, ma occorre una gran dose di fiducia per sperare che sia in grado di risollevare da sola le sorti di uno show abbastanza fallato.
È quasi come se la serie si nascondesse da sola dietro lo sfarzo e il glamour dei propri stilemi, senza sforzarsi davvero di sfruttare la profondità di scrittura che ha in germe sulla carta e puntando tutto sul lato visivo; ma il linguaggio estetico di un prodotto come questo dovrebbe passare soprattutto dalla coerenza narrativa, che in questo ritorno a distanza di sei mesi sembra essersi un po' persa per strada. Confidiamo che, alla luce del buono che abbiamo visto - e continuiamo comunque a vedere - in questo prodotto, Le terrificanti avventure di Sabrina possa imparare dai propri errori e sviluppare il proprio futuro in modo più avvincente e coerente di quanto questa seconda parte ci faccia presagire.