Le Storie 42: La terra dei vigliacchi, la recensione

La terra dei vigliacchi è una storia narrativamente perfetta, un diamante nella collana antologica di gioielli de Le Storie

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Insieme a Paola Barbato, Alessandro Bilotta è l'autore più prolifico di Le Storie. La sua prossima incursione nella collana di Sergio Bonelli Editore esce in edicola domani, venerdì 11 marzo, e noi di BadComics.it abbiamo avuto il piacere di leggerla in anteprima per voi.

Dopo Nobody, lo scrittore romano torna in coppia con Pietro Vitrano per portarci nel sud-ovest degli Stati Uniti durante i primi decenni del secolo scorso. Ci troviamo in California, lontano dai quei luoghi magici ed esclusivi che questo Paese evoca: il paesaggio è infatti quello di Salinas Valley, una delle zone agricole più fertili e importanti della regione, che nel periodo storico in oggetto non venne però risparmiata dalla Grande Depressione.

Nelle prime pagine conosciamo il personaggio principale del racconto, Hazael, durante la sua giovinezza, in compagnia di Isaac, l'amico inseparabile. La vicenda si intreccia abilmente su due piani temporali e il filone portante è ambientato un ventennio dopo. Nel 1939 l'indole di Hazael non è poi così cambiata, ma si è lasciato alle spalle l'atteggiamento da bullo e ribelle di una volta, come pure il villaggio di contadini in cui è cresciuto. Ora è il rispettato detective Sullivan, agente federale a Los Angeles che, forse per punizione, viene inviato nella propria località natale a indagare sulla misteriosa morte di una ragazzina.

Ad attenderlo c'è lo sceriffo della contea Lucius Drake, già funzionario di polizia durante l'adolescenza di Hazael, verso il quale ha sempre manifestato affetto, nonostante le sue bravate. Ma per il protagonista si spalanca un passato di ricordi quantomeno scomodi e di relazioni affettive concluse o troncate impietosamente: scampoli di memoria fatti di reminiscenze, rimpianti, rabbia, rimorso, lo investono in una bufera emotiva. Il passato turbolento e soprattutto doloroso ritorna per tormentarlo. Il finto perbenismo, l'ipocrisia, le bassezze e le tragedie familiari della provincia americana più remota ne oltrepassano il confine e diventano lo specchio della nostra società più meschina, della nostra quotidianità più amara.

La terra dei vigliacchi è una storia narrativamente perfetta. Il soggetto vale senza timore reverenziale quello di un film vincente di Hollywood. La stessa sceneggiatura assomiglia molto, per ritmo e impostazione, alle grandi pellicole drammatiche o crime del cinema statunitense, con un degno finale imprevedibile.

La ricchezza di primi piani è cesellata con grande efficacia e stile da un'altra ottima prova di Vitrano, che si conferma un ritrattista superlativo capace di destreggiarsi sontuosamente anche nelle scene di suspense e d'azione. Il suo tratto graffiante interpreta al meglio la scrittura di Bilotta, al solito profondo conoscitore dell'animo umano, fine traduttore di ogni sfumatura del nostro spirito e, in questa occasione, interprete dei suoi risvolti più bui.

Questo racconto tiene incollata l'attenzione del lettore, che gode di un trasporto totale, dalla prima all'ultima tavola. La terra dei vigliacchi è un diamante nella collana antologica di gioielli di Le Storie.

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