Le Regole del Delitto Perfetto 4x10, "Everything We Did Was For Nothing": la recensione

Le Regole del Delitto Perfetto non s'affranca dalla noia mostrata nella midseason première, ma continua a salvarsi in virtù delle dinamiche relazionali tra i protagonisti

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Spoiler Alert
Se la noia avesse un volto televisivo, sarebbe quello di un episodio come Everything We Did Was For Nothing, decimo appuntamento di questa quarta, altalenante stagione di Le Regole del Delitto Perfetto. Spesso abbiamo rimproverato alla serie di Peter Nowalk un'eccessiva tendenza al sovraccarico narrativo, con una trama tessuta da troppi fili per non risultare confusa e, a tratti, inverosimile.

Dacché è tornato sul piccolo schermo dopo la pausa invernale, tuttavia, Le Regole del Delitto Perfetto è stata caratterizzata da un ritmo trattenuto e da una bizzarra reiterazione di concetti e situazioni già visti, e le poche novità non hanno di certo aggiunto mordente a una storia che, sin dal primo episodio della stagione, ha fatto fatica a confermare i picchi di pathos e mistero raggiunti in precedenza.

Dopo aver scoperto che il decesso accennato nei flashforward che hanno costellato i primi 8 episodi non era né quello dello sventurato Simon (Behzad Dabu) né del neonato figlio di Laurel (Karla Souza), bensì quello del sicario Dominic (Nicholas Gonzalez), l'unico enigma presentato finora sembrava essere legato all'insospettabile conoscenza tra il defunto Wes (Alfred Enoch) e il suddetto, altrettanto defunto killer. Everything We Did Was For Nothing non aggiunge nulla in tal senso, se non la sterile rivelazione del coinvolgimento della madre di Laurel in una macchinazione - ai danni di Wes? - ancora del tutto ignota.

Come possiamo, dunque, appassionarci a un intreccio che non ha più nulla della tensione originaria dello show? La sorte del figlio di Laurel viene spesso messa in primo piano, ma abbiamo motivo di temere che l'incolumità questo bambino - a cui non si sa perché dovremmo voler bene - sia a rischio, solo perché finito nelle mani del nonno Jorge (Esai Morales)?

A fronteggiare la stanchezza di una trama che sembra procedere come un cieco inconsapevole della propria meta interviene, ancora una volta, la grandezza attoriale di Viola Davis Liza Weil che, in una scena che costituisce la parte migliore della puntata, portano i rispettivi personaggi di Annalise e Bonnie a un chiarimento a lungo atteso. Quando si tratta di dinamiche sentimentali, Le Regole del Delitto Perfetto gioca in casa e lo fa bene.

C'è, infatti, un'innegabile densità emotiva nelle talvolta usurate meccaniche relazionali tra i protagonisti, e la scena tra Davis e Weil ne è un esempio emblematico; nella medesima scia s'inserisce anche la toccante scena in cui Oliver (Conrad Ricamora), uno dei personaggi più razionali e onesti della serie, si accosta al capezzale del comatoso Simon, confortato di lì a poco da Asher (Matt McGorry).

Finché garantirà al suo pubblico questa costante dose di profondità psicologica, Le Regole del Delitto Perfetto non meriterà mai una completa e irrimediabile stroncatura: certo, la speranza è che ben presto la trama riconquisti quota e offra agli spettatori il minimo sindacale di brivido che una serie di questo calibro dovrebbe contenere in ogni singolo episodio.

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