Le Regole del Delitto Perfetto 4x07, "Nobody Roots For Goliath": la recensione

Il nuovo episodio di Le Regole del Delitto Perfetto è un'imperfetta, a tratti tediosa anticamera del midseason finale della prossima settimana

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Spoiler Alert
Nobody Roots For Goliath significa, letteralmente, "nessuno fa il tifo per Golia". È un titolo ambivalente, quello del settimo episodio della quarta stagione di Le Regole del Delitto Perfetto: se, da un lato, fa riferimento alla guerra personale portata avanti dal sistema giudiziario contro la leonessa Annalise Keating (Viola Davis), sempre più appassionata alla propria battaglia, dall'altro risulta paradossalmente in contrasto con quanto la serie suscita nello spettatore, ovvero un'imperitura, inspiegabile, amorale solidarietà nei confronti della tormentata protagonista.

Un episodio come questo mette in luce anche un altro aspetto della serie creata da Peter Nowalk, diametralmente opposto eppur spesso complementare al nostro tifo sfegatato nei confronti di Annalise: lo scarsissimo mordente della vendetta messa a punto da Laurel (Karla Souza) con il supporto di Michaela (Aja Naomi King), Oliver (Conrad Ricamora) e, a seguire, i più riluttanti Frank (Charlie Weber) e Asher (Matt McGorry). Il tutto non è certo dovuto alla mancanza di interesse nei confronti di personaggi che abbiamo imparato ad amare negli anni, a dispetto di un'etica molto discutibile, ma allo stadio ancora larvale di sviluppo della figura di Jorge Castillo, padre di Laurel, e alla freddezza delle motivazioni dietro l'omicidio di Wes.

I nostri protagonisti sono, lo vediamo, profondamente segnati dalla morte del loro amico e compagno di studi, ma per noi diventa sempre più difficile, in assenza di qualsivoglia approfondimento della vena criminale di Jorge, appassionarci a una revenge story che impallidisce di continuo dinnanzi alla corposità drammatica delle vicende che coinvolgono Annalise - eccezion fatta per l'ancora fumosa gestione del suo rapporto con Isaac Roa (Jimmy Smits).

Vale inoltre la pena sottolineare come, nel litigio tra Asher e Michaela, lo spettatore si trovi a condividere uno per uno i dubbi del ragazzo sulla relazione con l'ambiziosa fidanzata, nonché il suo rincrescimento nello scoprire che la preoccupazione di quest'ultima era indirizzata più a Laurel che non a lui. La nostra solidarietà nei confronti di Asher, è facile intuirlo, non era esattamente il traguardo degli sceneggiatori, laddove la scena finale in cui Michaela cosparge di ketchup il proprio prestigioso abito da sposa appare volta a ristabilire un romanticismo precario che, a distanza di parecchio tempo dalla sua nascita, stenta ancora a convincerci del tutto.

Ci commuove, tuttavia, la proposta di matrimonio di Connor (Jack Falahee) al compagno Oliver, a smentire il tuttora inspiegabile consiglio paterno per confermare la potenziale perfezione di un rapporto rovinato, ancora una volta, da un castello di bugie. Di fronte all'onesta felicità dell'uomo che ama e alla dolcissima dichiarazione di quest'ultimo, Oliver non riesce a mentire e vuota il sacco, mandando presumibilmente in frantumi l'effimera gioia che aveva caratterizzato Connor negli ultimi episodi.

Che sia proprio il giovane ex studente di legge la persona sottoposta a un delicato intervento, il cui cuore smette di battere nel flashforward di fine puntata? Lo scopriremo nell'ultimo episodio prima della pausa invernale; l'averci finora tenuto nascosto il destino di Connor non ci fa ben sperare, e ci dispiacerebbe congedarci da un personaggio che rimane, a oggi, pioniere di traguardi non indifferenti nella storia della serialità contemporanea. Ma è ancora presto per indossare qualsiasi tipo di lutto: manca una settimana alla rivelazione decisiva e, per ora, ci limitiamo ad auspicarci che si tratti di un midseason finale in grande stile.

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