Le Regole del Delitto Perfetto 2x07, "I want you to die" - La recensione

I misteri stanno per essere svelati nel nuovo episodio di Le Regole del Delitto Perfetto, e Bonnie si prende una soddisfazione troppo a lungo repressa

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Spoiler Alert
Se c'è un mistero che Le Regole del Delitto Perfetto porta avanti da ben due stagioni, non è tanto legato agli efferati omicidi al centro dei flashforward di ogni episodio, bensì il misterioso rapporto tra Annalise Keating (Viola Davis) e Wes Gibbins (Alfred Enoch). Ebbene, con I want you to die sembra che gli autori si siano infine messi una mano sulla coscienza narrativa e abbiano deciso quantomeno di iniziare a sbrogliare la matassa. Il tutto in un episodio che, a livello di storyline, mette un po' troppa carne sul fuoco, come già avvenuto in passato nella serie prodotta da Shonda Rhimes.

Eh già, perché - complice il ritorno di Eve (Famke Janssen) - questa puntata vanta non uno, ma due casi di puntata, nessuno dei quali abbastanza interessante da colpire lo spettatore. Certo, la vicenda legata all'ennesima incriminazione del povero Nate (Billy Brown), stavolta accusato (giustamente) di aver aiutato la moglie malata a togliersi la vita, ha almeno il merito di far evolvere il triangolo sentimentale tra Annalise, il neo-vedovo e la bella Eve, nonché di accentuare - laddove possibile - l'antipatia nei confronti della vipera Emily Sinclair (Sarah Burns). È innegabile che vedere il suo corpo sfracellarsi dinnanzi all'ingresso della magione degli Hapstall sia un piacere che non perde mai smalto. A tal proposito, il flashforward di questa settimana sembra suggerire che sia stata nientemeno che Bonnie (Liza Weil) a causare la morte dell'odioso procuratore; possibilità che, se si rivelasse vera, porterebbe all'assistente della Keating non solo la riconoscenza del pubblico, ma probabilmente anche quella di tutti i tribunali americani, oberati da cause inutili intentate dalla forsennata megera ai danni di tutto l'entourage di Annalise.

E dire che Bonnie, grazie forse a qualche bicchierino di troppo, in questa puntata riesce finalmente a liberarsi del guinzaglio e ringhiare in faccia ad Annalise un po' di insulti arretrati, a coronare la sacrosanta verità: hai rovinato l'unica cosa bella che mi sia capitata, anche nota col nome di Asher (Matt McGorry). Che sia dunque Bonnie ad aver premuto il grilletto contro la protagonista nei flashforward? Difficile a dirsi, tanto per cambiare. Come difficile è anche capire, in effetti, cosa sia Wes per Annalise. Dal dialogo con Eve si diramano una serie di ipotesi assai varie, ma su tutte troneggia un sospetto che chi scrive ha cercato di scacciare dalla mente sin dalla prima stagione: che vi sia un legame parentale tra l'agguerrita avvocatessa e il giovane pupillo. Ti preghiamo, Shondaland: in nome dell'originalità di scrittura, non farci questo.

Momenti di gloria vengono dedicati a Laurel (Karla Souza), che oltre ad amoreggiare con Frank (Charlie Weber) su ogni superficie orizzontale e verticale che si trovi a portata di mano, riesce col proprio acume a risolvere un caso di suicidio - grande tema di puntata - e a far portare a casa ad Annalise l'ennesima vittoria. Guadagnandosi la più grande onoreficenza che potesse sperare di ottenere dalla sua esigente professoressa: "Non prestarti attenzione è il miglior complimento che possa farti." Parole confortanti, non c'è che dire, ma tocca accontentarsi.

In conclusione: la nebbia si dirada un po', ma non basta a far intravedere chiaramente i contorni delle cose. Al di sopra della coltre di dubbi - nonché tra i cliffhanger più intensi della seconda stagione - c'è l'incursione notturna di Phillip (Jefferson White), cugino segreto degli Hapstall, in casa del povero Oliver (Conrad Ricamora). Nella pletora di personaggi generalmente sgradevoli che si muove sul palco di Le Regole del Delitto Perfetto, l'idea che il giovane informatico rischi la vita per altruismo mette davvero un po' di inquietudine. Ma è bene che sia così, perché il finale risolleva l'episodio in grande stile, lasciandoci col fiato sospeso. Nella nebbia, ovviamente.

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