Le Regole del Delitto Perfetto 2x08, "Hi, I'm Philip": la recensione
Qualche incoerenza sentimentale di troppo nel nuovo episodio della seconda stagione di Le Regole del Delitto Perfetto, ormai vicino alla pausa invernale
In Hi, I'm Philip i difetti della seconda stagione non restano nascosti dietro la solida psicologia dei personaggi, ma tornano inevitabilmente alla luce proprio laddove anche la coerenza emotiva viene meno e dove il mordente del pathos si annulla. Avevamo lasciato Oliver in uno stato di pericolo, dopo che il misterioso cugino segreto degli Hapstall, Philip, era penetrato in casa sua a seguito di uno sgamatisssimo hackeraggio ai propri danni. Nemmeno il tempo di tremare per la sorte del giovane informatico, ed eccolo ricomparire sulla soglia dell'appartamento di Annalise sano e salvo. Il che, in effetti, ha il merito di non appesantire ulteriormente un quadro narrativo già sovraccarico di elementi inutili.
Frank e Laurel continuano il loro amoroso battibeccare, senza portare però il pubblico a sviluppare un autentico attaccamento alla loro storia. Tecnicamente, li abbiamo visti insieme sullo schermo molto più a lungo di Eve e Annalise; eppure, mentre la coppia di donne è riuscita a colpire nel segno sin dalla sua prima apparizione, i due colombi rallentano il ritmo delle puntate senza creare un reale sollievo - e tantomeno empatia - nello spettatore. Stesso dicasi, in questo specifico episodio, per la coppia Oliver-Connor - finora la più credibile e interessante - e persino per Annalise e Nate. Il montaggio di amplessi sul finale è, in questo senso, l'emblema della seconda stagione di Le Regole del Delitto Perfetto, almeno per quanto mostrato finora: è accattivante, sexy, ma non sappiamo bene come ci si sia arrivati. I personaggi si avvinghiano quando, a ben guardare, avrebbero tutt'altro a cui pensare.Anche Michaela e Caleb riescono finalmente a concludere, e c'è da dire che il sesso sembra far bene al fascinoso accusato, tanto da spingerlo a fare la prima cosa davvero saggia dall'inizio della propria parabola giudiziaria: mostrare alla ragazza una pistola nascosta in casa - presumibilmente - da Catherine, indicandola come possibile colpevole dell'omicidio dei genitori. Il che darebbe ragione a quel mostro di simpatia di Emily Sinclair, che nel proprio accanimento ossessivo contro Annalise e i suoi protetti non manca di farci dimenticare, episodio dopo episodio, che stiamo comunque facendo il tifo per i cattivi.
Ma bene e male sono concetti che non appartengono a Le Regole del Delitto Perfetto, o che quantomeno vengono in essa declinati secondo un criterio di distorsione che solletica il lato oscuro del pubblico, smorzandone il senso di colpa a suon di relazioni sentimentali. Ed è questo lo scopo che la serie persegue, ma che solo in presenza di Emily Sinclair sembra davvero inequivocabile; il resto è immerso ormai in un relativismo che si fa incertezza intollerabile quando finisce per ricadere persino su un personaggio come Nate, finora al di sopra dei giochi d'inganni tra i protagonisti. Eppure, il suo riavvicinamento ad Annalise lascia in bocca un sapore ben strano: è sincero o anche lui sta cercando la propria vendetta? Aspettiamo pazientemente di avere una risposta, in un orizzonte che appare, a oggi, sempre più confuso.