Le Idi di Marzo - la recensione
[Venezia 2011] Questa volta, la politica Clooney la prende di petto, invece che girarci intorno, e il risultato lo premia decisamente...
Se spesso in passato la bontà nei film di George Clooney veniva dai suoi script, questa volta è proprio evidente. Nelle parole messe in bocca agli attori, nei risvolti di trama e nel modo in cui sono delineate le figure in gioco si misura il piacere indubbio di vedersi scorrere davanti Le Idi di Marzo, film che - come spesso capita agli attori quando fanno i registi - è tutto giocato sulle interpretazioni.
Le Idi di Marzo guarda fin dal titolo al Giulio Cesare anche se non è ben chiaro se quel politico interpretato da George Clooney, che fa di tutto per sembrare Obama, sia quello che si prende la coltellata. Lo scontro di intelligenze tra gli entourage dei due candidati miete più di una vittima, infatti, e al centro di tutto sta il personaggio di Ryan Gosling, delfino dello staff di Mike Morris e principale interprete della dialettica che anima il film, tra morale personale e compromessi della politica.
Le Idi di Marzo dunque sorprende anche se si è abituati alla mano sicura e asciutta di Clooney regista (che qui, con buona percezione di sè e del suo corpo, si affida il ruolo non protagonista del candidato, il volto fascinoso che presenta le parole del bolso e barbuto Phillip Seymour Hoffman) e benchè sul fronte politico non riesca a non far risuonare la campana dell'ovvietà, su quello dell'umanità è capace di dire qualcosa di acuto e toccante.