Le Battaglie del Secolo: Il Guanto dell'Infinito, la recensione

Thanos riesce a seminare distruzione in tutta la galassia grazie al Guanto dell'Infinito e sarà necessario l'intervento di tutti i supereroi...

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


Condividi

Il Guanto dell'Infinito è l'arma che conferisce il potere assoluto a Thanos, informazione ormai fornita anche alle platee cinematografiche in attesa dell'attacco definitivo sferrato nell'attesissimo Avengers: Infinity War. Il potente oggetto è il fulcro della saga cosmica più apprezzata all'interno dell'Universo Marvel, nella quale lo scrittore Jim Starlin sfrutta al meglio le sue creazioni - il Matto Titano, Warlock e altri personaggi galattici - riuscendo a catturare l'attenzione dei lettori nonostante il ruolo quasi marginale dei supereroi più popolari.

Infatti i Vendicatori e la maggior parte dei personaggi Marvel più amati presenti in questa miniserie hanno quasi una funzione introduttiva, un gancio per attirare i fan e accompagnarli in una vicenda con alieni ed entità spaziali; il genere preferito di Starlin, che negli anni '70 contribuì a creare un piano cosmico nel quale ambientò la maggior parte delle sue storie a fumetti.

La miniserie in sei parti è affascinante ancora oggi e risulta per certi versi più originale di molti megaeventi supereroistici odierni. Il motivo principale è da ricercarsi nella struttura narrativa, che non ha alcuna fretta di mostrare gli scontri tra le due fazioni avversarie (come invece succede sempre più spesso oggigiorno), ma si concede tutta la prima parte della storia per preparare il terreno al conflitto, mostrando la potenza distruttiva di Thanos e aumentando costantemente la tensione.

Nei primi tre episodi vediamo in azione i poteri del Guanto dell'Infinito, in grado di scatenare tsunami a distanza e far scomparire in un istante metà delle forme viventi della galassia. In questa fase i Vendicatori e gli altri eroi terrestri non possono fare altro che salvare più persone possibili per le strade e cercare di comprendere cosa stia succedendo. È grazie a Warlock che capiranno la portata della minaccia che rischia di annientare l'universo, e così iniziano a pianificare un contrattacco, anche se è forte la sensazione di impotenza di fronte a un nemico ormai diventato un dio.

Le catastrofi che avvengono sulla Terra per mano del despota onnipotente sono il picco della storia: sono scene che mostrano le conseguenze per gli umani di una battaglia di questa portata. Ma è sorprendente anche assistere al combattimento contro Thanos, che inizialmente sembra una carneficina, visto che il Guanto dell'Infinito gli consente di far scomparire l'avversario o privarlo del fiato in un batter d'occhio.

Siamo sicuramente di fronte a uno dei momenti più alti della serie cosmiche Marvel e il finale è una perfetta chiusura dell'arco narrativo di Thanos; dispiace che in futuro il personaggio sia stato ripreso - come vuole la logica delle serie di supereroi - per certi versi sminuendo l'efficace epilogo de Il Guanto dell'Infinito. Qui lo vediamo più "umano" che mai, considerando il suo desiderio di essere amato come motore delle sue azioni all'interno della vicenda.

La risoluzione, con la partecipazione di molti deus ex machina, potrebbe sembrare una scorciatoia, ma Starlin stava continuando a costruire una sua mitologia, sfruttando questa occasione per inserire nuove entità cosmiche e sfruttando il più possibile le sue precedenti creazioni.

Dal punto di visto grafico George Perez regala tavole suggestive, tra affollate scene di massa con un elevato numero di supereroi e vasti scenari stellari. La lettura di una saga come questa, nel 2016, lascia sicuramente il sapore di qualcosa di passato che difficilmente oggi si potrebbe replicare, con un ritmo che in un enorme crossover di queste dimensioni verrebbe giudicato troppo lento dalla maggior parte dei lettori. Eppure, il pathos e il desiderio di arrivare allo scontro che si raggiunge tenendo lontane le due fazioni per metà della miniserie, è una scelta coraggiosa e porta a un risultato pregevole.

Continua a leggere su BadTaste