Le avventure del piccolo Nicolas, la recensione

Le avventure del piccolo Nicolas fonde animazione e biografia in un intenso omaggio a un classico della letteratura per l'infanzia

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La recensione di Le avventure del piccolo Nicolas, il nuovo film diretto da Amandine Fredon e Benjamin Massoubre, al cinema dal 15 febbraio.

In Francia Le petit Nicolas (1956-1965) è un caposaldo della letteratura per l’infanzia. Illustrati da Jean-Jacques Sempé e scritti da René Goscinny - il papà di Asterix - i libri dedicati al piccolo parigino hanno accompagnato più generazioni, raccontando con delicata ironia il punto di vista infantile sul mondo. Le avventure del piccolo Nicolas (quinto adattamento recente dei racconti) vuole prima di tutto essere un omaggio a due maestri del fumetto francese e alla loro creatura, ma finisce per essere qualcosa di più. Indecisi se realizzare una versione animata delle storie di Sempé e Goscinny, o se invece raccontarne le vite e il processo creativo, Amandine Fredon e Benjamin Massoubre scelgono di fare entrambe le cose. Il risultato è un’opera al contempo didattica e poetica, che non si limita a celebrare un’icona ma ne prende spunto per un’intensa riflessione sull’arte come matrimonio di diverse sensibilità e percorsi di vita.

L’idea semplice ma geniale su cui si basa il film è quella di far coesistere autori e personaggio all’interno dello stesso mondo animato. La Parigi degli anni ‘50 dove avviene l’incontro fra Sempè e Goscinny è raffigurata nello stile delle tavole dei due, di cui assistiamo ai primi sforzi per far nascere quelle che saranno le storie di Nicolas. C’è un senso di affetto davvero commovente in questa scelta, che sembra voler dire quanto questi due artisti abbiano segnato l’immaginario collettivo della nazione, al punto da plasmarla a propria immagine. Ma è anche ciò che permette di raffigurare la continuità fra vita e opera, spiegando come avvenga una collaborazione artistica e come le storie personali dei due (intrecciate in modo drammatico alla Storia del 900) siano rifluite nei loro libri.

Dall’altra parte c’è lui, Nicolas, che come nei racconti che lo vedono protagonista diventa il nostro sguardo sul mondo. Tramite i suoi occhi stupiti assistiamo alla vicenda dei due creatori, raccontata in meravigliose sequenze surreali che sono omaggi ad altrettanti pezzi di cultura visiva e musicale dell’epoca: la cinefilia del western e del musical, il jazz di Duke Ellington e Ray Ventura, l’avvento della televisione, e naturalmente il fumetto, di cui raramente una trasposizione animata ha restituito così bene il “dinamismo immobile”. Attraversando infiniti mondi avventurosi – ciclista, cowboy, aviatore, moschettiere, astronauta – Nicolas si fa volto e corpo di un vero e proprio inno all’immaginazione, alla sua forza esplorativa e catartica. Nelle parole di un altro film, come questo debitore delle sfrenate fantasie musicali di Jacques Demy: “dedicato ai folli e ai sognatori”.

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