[Cannes] Lawless, la recensione

Proibizionismo, sangue e famiglia. John Hillcoat per il concorso di Cannes punta su una revisione gore del gangster movie americano del primo novecento ma convince solo in parte...

Critico e giornalista cinematografico


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Caos, mancanza di direzioni, inefficienza o inesistenza dell'ordine costituito e legge della strada, cioè anarchia.

Questo interessa a John Hillcoat, sia nel postapocalittico che nel western australiano che in quello videoludico (come insegna il machinima di Red Dead Redemption da lui diretto). Adesso Lawless va abbastanza alla radice del tema fin dal titolo, storia di proibizionismo, alcol distillato di straforo e di polizia inaffidabile perchè o un passo indietro (inerme, corrotta, incapace) o uno troppo avanti (sanguinaria e arrogante).

In questo scenario si muovono tre fratelli fuorilegge dell'alcol. Il capo riflessivo (Tom Hardy, che vince sempre lui), l'animale (Jason Clarke) e il debole (Shia LaBeouf), succube sia della violenza che del successo.

Le atmosfere ricordano sia il gangster movie classico del primo novecento, sia le rielaborazioni moderne di Boardwalk Empire, con in più un twist violento e gore a dare il segno della modernità.

Se però le premesse spingono bene sul pedale dell'inconsueto, con una presentazione dei personaggi, dello scenario e dell'azione che fa sperare per il meglio, a mano a mano che procede il film diventa sempre più ordinario fino allo scontato showdown finale (scontato in sè e per come si svolge). Come se Hillcoat non riuscisse a mettere a frutto quei paesaggi che pure sa incastrare nei frame e quelle figure che pure sa incastrare tra alberi e foglie.

Forse allora è proprio nell'estrema esibizione di violenza e nella resa nuda e cruda di un tempo e una condizione (gli anni '20 e il proibizionismo) in un paese violento di suo come gli Stati Uniti, che Lawless può trovare la sua parte più interessante, probabilmente l'unica.

Non è solo una questione di sangue a fiotti e di organi espiantati con coltellacci, ma di tratteggiare uno scenario in cui può seriamente accadere quanto di peggio e in cui i miti, pur essendo irreali e fasulli come sempre (fa testo quello imbastito dal protagonista), hanno salde radici in eventi reali e spaventosi, mattanze al limite dell'umano. Il mitologico e il reale che si sovrappongono in uno scenario in cui l'ordine costituito non esiste.

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