Un Lavoro Vero, la recensione
Caporedattore, ex grafico e illustratore, appassionato di tutto ciò che è narrazione per immagini.
E che ci vai a fare in Germania?
Voglio perdermi nelle strade. Scoprire un posto che non sapevo ci fosse.
Anche se è sempre stato lì.
La narrazione di Un Lavoro Vero è orchestrata col gusto di un fine osservatore. Berlino è protagonista alla pari dello stesso Javi. Alla sua opera prima, Madrigal è già maestro nella riproduzione degli scenari urbani quanto nella caratterizzazione delle abitazioni, deliziosamente adornate senza mai eccedere; i personaggi che le abitano poi, sono sempre espressivi e intenti in piccoli gesti di vita quotidiana. Questo spaziare tra esterni e interni, alla ricerca della situazione di comfort in cui cullare l’ispirazione del protagonista, è il motore della storia. Inoltre la prosa asciutta, i dialoghi concisi, i silenzi ricorrenti e un aspetto visivo spettacolare privilegiano la riflessione, dando al racconto un tocco personale e intimista. Ma sebbene Javi, vero e proprio alter-ego dell’autore, sia al centro di tutto, è grazie ai nuovi incontri che lo attendono che comincerà a credere maggiormente in se stesso.
Come va il tuo progetto?
Un Lavoro Vero è una storia autobiografica e attuale che tratta attraverso apparente semplicità e grande scorrevolezza una tematica complessa come la realizzazione dell’individuo. Lavoro, giovani, crisi: bastava poco per sfociare nella politica o peggio nella retorica. Eppure il tema è portato a compimento con realismo e zen. Alberto Madrigal rimane centrato in questa cronaca delle consapevolezze acquisite, dal giorno in cui tutto viene messo in discussione a quello del raggiungimento dell'obbiettivo. L’ultimo atto di questo percorso è quindi affidato a noi: la lettura di un fumetto che fino a poco tempo fa era un sogno da realizzare e ora è un’opera che ha tutte le carte in regola per ispirare a sua volta i creativi di domani.