Latin Lover, la recensione

Pensato intorno ad un'idea potente e sincera Latin Lover non è assolutamente all'altezza delle sue premesse

Critico e giornalista cinematografico


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Il Latin Lover del titolo è il cinema italiano che è stato, inguaribile seduttore di cuori che oggi è morto e nel cui ricordo vivono tutti coloro che l'hanno conosciuto.

In realtà sarebbe Saverio Crispo, attore inventato, appartenente all'età dell'oro del nostro cinema (dal dopoguerra fino alle fine degli anni '70) che vediamo solo in sequenze di film da lui girati. L'ultimo lungometraggio di Cristina Comencini ruota intorno alla mancanza di questo grande attore nelle vite di moglie e figlie lasciate sole e adoranti. Vitale e scapestrato, Saverio Crispo è stato infedele a tutte le sue diverse mogli e ha affascinato le figlie, lasciandole comunque con il desiderio di avere di più. Ha girato in Francia, in Spagna e poi in America, ha avuto anche una figlia svedese, tutte si riuniscono per commemorarlo a 10 anni dalla sua scomparsa.

Gli spezzoni dei film di Saverio Crispo sono i caposaldi del nostro cinema, c'è un finto Il Sorpasso, un finto spaghetti western, un finto La classe operaia va in paradiso, un finto Brancaleone e via dicendo, Crispo sembra riassumere principalmente Gassman, Mastroianni e Volontè ma l'idea è farne la personalizzazione dell'assenza di quell'era con i suoi generi diversi, i suoi grandi momenti e la sua potenza vitale. In questo il film riesce bene ma ha anche presa facile sugli spettatori che già sentono tale mancanza.

L'ultimo grande riferimento, infine, è a Speriamo che sia femmina di Monicelli, da cui è presa l'idea di un cast internazionale tutto al femminile (con anche una svedese) e la location campagnola, isolata e isolante (ma le interazioni tra le protagoniste sono lontanissime dal potente minimalismo di quel film).

Latin Lover spiattella il suo parallelo tra personaggio e cinema italiano con un superfluo cartello finale

Purtroppo Latin Lover spiattella il suo parallelo tra personaggio e cinema italiano con un superfluo cartello finale, svelando intenti didascalici fastidiosi, quando invece il meglio di sè lo dà nella rievocazione di un personaggio che non è mai esistito e la cui assenza e mitizzazione è la medesima del cinema italiano (contemporaneamente giusta e opprimente). Gli artisti migliori che sono in realtà le persone peggiori, il desiderio di mangiare e avere donne, il materiale di repertorio unito agli aneddoti per raccontare attraverso la smania di vita e la potenza sessuale, quella potenza e smania di vita di un cinema che oggi ci pare inesauribile. Tantissimi film prodotti ogni anno di tantissimi generi diversi padroneggiati, come tantissime donne di paesi e caratteri differenti possedute e amate, fino alle tante figlie di quell'epoca che non sono in grado di raccoglierne l'eredità e forse vorrebbero emanciparsene. Le possibilità offerte dall'allegoria sono tantissime e sembrano esistere più nella testa di chi guarda e vuole leggere il film che nel film stesso, molto chiaro al momento di fondare la metafora e molto meno deciso nel saperla sfruttare.

È evidente dal cognome che porta che Cristina Comencini non è estranea all'idea di una grande famiglia di cinema italiano, si vede inoltre che conosce molto bene i meccanismi che si scatenano intorno a figure grandi e ingombranti. Saverio Crispo è bello, è fascinoso, è importante, è un genio della recitazione, è il massimo sullo schermo ma nella vita privata il minimo. Eppure non importa a nessuno, tutti lo adorano lo stesso e a tutti manca in un weekend nel quale 2 diverse generazioni di donne della sua vita si incontrano svelando e scoprendo una miniera di misteri e incroci di cui non erano a conoscenza e che potrebbero gettare più di un'ombra sul padre/marito.

Ci sono quindi due anime in questo film, una è quella già raccontata, l'assenza di un cinema continuamente rievocato, l'altra è quella della trama propriamente detta impegnata a raccontare come ogni personaggi cerchi di barcamenarsi in una vita influenzata da quest'uomo, una commedia delle agnizioni e svelamenti molto leggera e impalpabile. Con dei dialoghi di certo non formidabili e alcune svolte abbastanza insapori Latin Lover dovrebbe sollevarsi grazie alle interpretazioni ma non è sempre così. Solo una parte del grande cast è realmente accordato e non è difficile prevedere quale. Marisa Paredes, Candela Peña e Angela Finocchiaro (fantastica nei duetti con Neri Marcorè) marciano ad un altro ritmo e spesso sono frenate dalle più mosce Valeria Bruni Tedeschi, Pihla Viitala (deleteria) e soprattutto da Virna Lisi, a cui è stato sventatamente affidato il ruolo più grande e che in ogni momento porta una ventata di artificiosità quando le sue colleghe fanno di tutto per dare un andamento naturale a scene che da sole non l'avrebbero. Infine ad interpretare il mitico Saverio Crispo c'è Francesco Scianna. Si poteva chiedere di più.

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