The Last Of US 1x09, "Look For The Light": la recensione

Con l'episodio 1x09 finisce la prima stagione di The Last Of Us, si chiude come previsto ribadendo tutto quel che di buono ha mostrato

Critico e giornalista cinematografico


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Spoiler Alert

La recensione della puntata 1x09 di The Last Of Us, intitolata "Look For The Light", disponibile su Sky e NOW

Ci siamo. Siamo arrivati alla fine. Chi già sapeva come sarebbe finita la storia ha avuto la conferma che la serie non ha toccato quella grande idea, quella cioè di una storia d’amore che pone delle domande complicate e presenta dei personaggi non meno terribili del resto della popolazione umana. Chi non ne sapeva niente ha capito da dove venisse l’ammirazione degli altri.

L’ultimo episodio non ha fatto eccezione, anzi, ha compresso molto la lunga parte finale nell’ospedale andando dritto al punto e ha preferito indugiare, come del resto ha fatto per il resto della stagione, sulle questioni personali dei protagonisti, non si è privato di una delle immagini più clamorose del gioco (quando sembra che Ellie abbia un problema e di colpo invece c’è la testa di una giraffa inquadra con così tanto amore e stupore che si trasferisce a lei che la ammira), ha continuato a lanciare la seconda stagione introducendo elementi e dettagli che torneranno utili, e anzi ha aggiunto l’ultimo strato che mancava, la origin story di Ellie.

La rivelazione legata alla storia di Ellie

The Last Of Us (la serie) è stata una nuova narrazione della medesima storia alla giapponese, non diversa dalle reincarnazioni di manga, anime o serie animate che hanno sempre delle variazioni o delle aggiunte, sanno sempre come rimpolpare l’intreccio base. Scopriamo quindi come mai Ellie sia immune al fungo e come questo sia stato scoperto. Ma invece che aggiungere dettagli e basta The Last Of Us mette un ciocco in più sempre con il fine di alimentare il fuoco della storia (e lo prende dal fumetto The Last of Us: American Dream). Scopriamo sì come mai Ellie sia immune ma questo rafforza l’idea, molto utile nella puntata, della sua unicità e non ripetibilità. Se giocando al gioco poteva rimanere il dubbio che forse ci potessero essere altre come lei, guardando la serie c’è la sicurezza che no, non possa accadere. Joel ha davvero condannato l’umanità per non perdere di nuovo una figlia.

Il rapporto con il videogioco

Se qualcosa c’è da imparare da questo adattamento di un videogioco, è che non solo la storia (in certi casi) è sufficiente a reggere il peso di una narrazione audiovisiva, ma che se in qualcosa può stare la personalità dell’adattamento, se ci può essere un contributo della serialità, questo è nel rafforzare l’anima di quella storia, aggiungendo dettagli che vanno in quella direzione, che spiegano meglio la dinamica base. È il medesimo principio che ha guidato l’inserimento del racconto di un tentato suicidio da parte di Joel, era così disperato da volerla fare finita, odiava se stesso e quel mondo, fino a che non ha trovato una nuova ragione. E di certo ora non la perderà di nuovo.

Ma c’è un altro campo sul quale abbiamo capito che la serialità può lavorare la storia di un videogioco nel momento in cui la adatta, ed è l’aggiunta della recitazione. Senza nulla levare ai doppiatori, la recitazione dal vero, con espressioni complesse e voce che viene dallo stesso soggetto che crea quelle espressioni (almeno se la si guarda in originale) è un altro campo da gioco. The Last Of Us ne sarà di certo per molto l’esempio più clamoroso perché non capiterà di nuovo una Bella Ramsey, qualcuno cioè di così capace, così dotato e talentuoso da migliorare nettamente il personaggio, usando la recitazione per rendere più complicate le medesime dinamiche già viste.

Le battute e i dialoghi bene o male non cambiano ma per effetto della recitazione stavolta ci pare che Ellie abbia più sentori di quel che è realmente accaduto, che fin dal risveglio in macchina abbia molti dubbi sulla sincerità di Joel (e di nuovo, ci vediamo alla prossima stagione!), che dentro la sua voce ci siano tante spinte contrastanti tra cui il terrore di sentire la verità, e quindi il coraggio richiesto per chiedere chiarimenti. La scrittura è ottima e qui c’è anche la complessità dell’interpretazione. Ma non solo. Quella scena finale è copiata al millesimo di secondo, stessi stacchi, stesse inquadrature e anche stesso sottofondo musicale che entra nello stesso identico momento. Nessuna creatività in più se non l’interpretazione che migliora tutto.

Così ancora di più abbiamo l’impressione che solo lì, in quel finale e nelle ultime battute di una storia lunga, sia introdotto un tema che è stato latente lungo la serie, il fatto che Joel e Ellie siano due visioni di mondo apocalittico diverse. Il primo ha capito di voler vivere, che se si tiene duro qualcosa di buono arriva in fondo anche in un mondo allo sfascio e a quella cosa buona ci si può aggrappare; la seconda dopo tutti i morti a lei vicini che ha visto aspetta il proprio turno di morire, forse auspica per sé una fine per non dover veder morire altri come è capitato già. Lo dice per far capire che era pronta a morire per gli altri, che non ha troppo interesse a vivere in quel mondo, ma Joel è granitico nel suo desiderio che lei viva perché possa stare con lui. Nella seconda stagione Ellie cercherà solo quello in vari modi diversi: una maniera di morire.

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