The Last Of Us 1x07, "Left Behind": la recensione

Con l'episodio 1x07 The Last Of Us rilancia quello che aveva mostrato di voler raccontare nel terzo e riorganizza il racconto del videogioco

Critico e giornalista cinematografico


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Spoiler Alert

La recensione di "Left Behind", l'episodio 1x07 di The Last Of Us, disponibile dal 27 febbraio su Sky e NOW

Si chiama esattamente come il DLC (contenuto aggiuntivo scaricabile) del primo videogame questa puntata di The Last Of Us. Left Behind era un pezzo in più di storia uscito qualche anno dopo il videogioco madre, poteva acquistarlo solo chi aveva già comprato The Last Of Us e per qualche euro lasciava giocare a una storia nuova di quel mondo. In particolare si svolgeva nel buco lasciato da The Last Of Us, cioè tra l’incidente in cui Joel rimane ferito e la parte successiva. La serie tv inserisce questo flashback sul passato di Ellie direttamente nel flusso, lo integra durante il soccorso a Joel. E non lo modifica. Per niente. Ragione per la quale, in via del tutto eccezionale, in questo resoconto troverete immagini di scene del gioco e non della serie.

Vediamo prima Ellie alle prese con l’addestramento nella scuola militare di Boston. indisciplinata, violenta, diversa dalle altre, emarginata. Di notte riceve la visita a sorpresa di un’amica che aveva lasciato quella stessa scuola militare senza dire niente. Salta fuori che Riley era scomparsa perché unitasi alle Luci, il gruppo di ribelli, il nemico. Ora invita Ellie a seguirla clandestinamente in un’avventura notturna perché ha sorprese per lei. Left Behind (il DLC) è uscito mentre Neil Druckmann lavorava allo sviluppo di Uncharted 4 e qui vediamo una scena che sembra uscita proprio dall’inizio di quel gioco, quando in un flashback i fratelli protagonisti di notte camminano sui tetti della città in cerca di avventura. Anche Ellie e Riley, uscite di soppiatto dalla finestra, camminano sui tetti. Un classico di Druckmann che funziona sempre.

Arrivano in un centro commerciale ed è subito Zombi, il film di Romero , anche se gli zombie non ci sono. Ma il concetto, cioè la riflessione su quello che siamo a partire dalle rovine di quello che consumiamo, quello c’è. Riley ha trovato questo centro commerciale abbandonato in cui sa come attivare l’elettricità e del quale è diventata la regina. Le due lo esplorano, giocano e si confessano cosa sia accaduto mentre sono state distanti. Scopriamo perché Riley se ne sia andata, scopriamo cosa voglia dalle Luci, cosa le abbiano chiesto e scopriamo lentamente che tra le due c’è un sentimento che sta crescendo. È la seconda volta nella serie che una fuga dalla trama regolare è attuata per raccontare una storia autoconclusiva, tutta interna ad una puntata e di un amore gay.

Quello tra Ellie e Riley, come già quello tra Frank e Bill, è un amore che nasce a margine della tragedia tra persone (almeno una) che non l’avevano mai provato. È la storia del primo bacio di Ellie. E, come per Frank e Bill, è una storia che è possibile perché le due trovano una specie di mondo recintato in cui stare da sole, anche solo per poco tempo, lontane da tutti e soprattutto dagli uomini. Perché il punto di The Last Of Us è che perché qualcosa di buono e sentimentalmente valido possa accadere bisogna scappare dagli altri uomini, che sono il male. Poi in quel centro commerciale ci entreranno gli infetti e capiremo che in realtà la storia d’amore è solo una parte di questa storia, perché questa è anche la backstory del morso sul braccio di Ellie e di come abbia scoperto di essere immune. Una storia cementata nella tragedia che intelligentemente (e come nel gioco) non è mostrata. La puntata infatti finirà prima della parte più drammatica che possiamo solo immaginare.

In Left Behind (la puntata) c’è tutta la sintesi di cosa The Last Of Us sia, nel bene e nel male, una serie di zombie senza zombie, in cui la loro presenza è continuamente allusa, promessa e sempre lì lì per arrivare. Una serie che in realtà racconta storie di persone in un tempo in cui tutto è già andato male e ad ognuno non rimangono che sparuti momenti o scampoli di tempo per cercare di vivere dei sentimenti mentre cerca di non morire. In più, meglio ancora che nel DLC, questo flashback interno alla puntata è maggiormente al servizio della storia. Incastrato com’è nel tentativo di Ellie di curare Joel e nel flusso della storia, racconta anche come e perché lei non possa permettersi di perdere un’altra persona a solo pochi mesi di distanza.

Dicevamo all’inizio della serie che la maniera in cui Druckmann e Mazin hanno adattato il videogioco non solo è di quelli mai visti prima, ma che è diventato da subito, dal primo episodio, il nuovo standard a cui tutti dovranno adeguarsi. Ha fatto invecchiare di colpo qualsiasi altra idea di adattamento videoludico. Ora che ci avviciniamo alla fine a colpire ancora di più è la completezza con la quale questa stagione ha ripassato esattamente tutti i capitoli della storia come l’aveva concepita Druckmann e come, allargandola, l’ha resa più compatta narrativamente, più scorrevole e meno episodica come necessariamente è una serie di cutscene intervallate da fasi di gioco. Non è poco, è la glorificazione di una storia che era ottima già in partenza e con l’aggiunta del flusso cinematografico diventa ancora più significativa.

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