Lasciali parlare, la recensione

Lasciali parlare è un film straordinariamente affascinante, che agganciandoci con la forza della parola ci porta in territori intellegibili

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Lasciali parlare: in un primo momento, il titolo dell’ultimo film di Steven Soderbergh sembra alludere alla volontà della protagonista di arrendersi di fronte alle parole di chi cerca di definirla. Ma più si va avanti nella visione di questa commedia/mistery dall’atmosfera sospesa, chiusa nello spazio di una traversata su una nave, più si capisce che “lasciar parlare” vuol dire ascoltare senza pregiudizi, lasciare che la comunicazione umana - sfaccettata, imperfetta, compromessa - faccia il suo corso. Lasciali parlare, quindi, perché ognuno troverà il suo modo, unico, di comunicare con te. Ed è questo che, nonostante tutto, bisogna salvaguardare.

Steven Soderbergh ha sempre chiaro questo punto ed è proprio trasformando il prospettivismo tematico di una comunicazione imperfetta in uno formale - lavorando su punti di vista multipli, sulle aspettative sul fuoricampo, raccontando i personaggi attraverso piccoli indizi - che costruisce il suo raffinato gioco di frammenti e illusioni. Soderbergh, controcorrente rispetto alla sua stessa filmografia, non fa esplodere la storia ma la trattiene, non lavora per chiarire ma per instillare dubbi e ambiguità; ti illude che l’obiettivo sia ricostruire ciò che si vede per arrivare a capire la trama, mentre in verità il film vuole solo metterti nella posizione di cogliere quanto non esista una verità unica ma sia necessario accettare con serenità il relativismo.

Il campo di prova di questa multi-verità è Alice Hughes (Meryl Streep), una scrittrice premio Pulitzer che compie un viaggio in nave dagli Stati Uniti all’Inghilterra per ritirare un importante premio letterario. Per l’occasione Alice chiama con sé il suo amato nipote Tyler (Lucas Hedges) e due vecchie amiche che non vede da trent’anni, Susan (Dianne Weist) e Roberta (Candice Bergen), quest’ultima ossessionata dal fatto che Alice si sia ispirata alla sua vita per scrivere il suo bestseller. Sulla nave si imbarca di nascosto anche la sua editrice Karen (Gemma Chan) che, volendo scoprire se Alice stia lavorando a qualcosa di nuovo, entra in contatto con Tyler e comincia a frequentarlo in gran segreto.

In un turbinio di dialoghi, rivelazioni e non detti, Lasciali parlare riesce a mantenere sempre alta l’attenzione, tra gli intermezzi musicati da Thomas Newman e le pause di sospensione in cui, semplicemente, si contempla la vita che scorre sulla nave. Soderbergh lavora sulle prospettive e ci comunica l’isolamento osservando singolarmente i personaggi mentre dialogano: alienandoli nello spazio, tenendo fuori campo gli interlocutori, guardando gli attori spesso dal basso. Quando li unisce nella stessa inquadratura, lo fa da prospettive deformanti (col grandangolo) o ponendoli ai limiti del quadro (schiacciati in basso, con tantissima “aria” sopra la testa).

Racchiusi da una cornice di commedia degli equivoci e costruiti a partire dal personaggio di Alice, i veri punti di interesse sono, in realtà, i vari tipi di comunicazione, di umanità, i diversi modi di relazionarsi. Alice, in realtà, è solo è un pretesto: Meryl Streep è un’incredibile sfinge, un puzzle irrisolto, e la sua Alice è solo lo specchio di chi si relaziona con lei. Se Roberta rappresenta l’ostinazione materialistica di chi agisce con secondi fini e ha una visione autoriferita della realtà, Susan invece si limita ad ascoltare, non interpreta né giudica, rappresenta la spontaneità e la buona fede. Similmente, Tyler è l’eredità di quella stessa spontaneità, chi porterà il ricordo migliore di Alice e l’unico, oltre a Susan, che non se ne approfitterà e non cercherà di definirla.

Alice, il suo libro, la sua vita, la sua interiorità, sono quindi un mistero e tali resteranno: la struttura è allora un inganno, la frammentarietà (dei dialoghi, della storia) non restituirà mai un quadro completo della realtà. Nemmeno se ci si sforza. In questo senso Lasciali parlare è un film straordinariamente affascinante, che agganciandoci con la forza della parola ci porta in territori intellegibili: dove non esistono risposte, dove la memoria si confonde con il sogno.

Cosa ne dite della nostra recensione di Lasciali parlare? Scrivetelo nei commenti dopo aver visto il film!

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