L'ascesa di Thanos, la recensione

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Con questo secondo volumetto uscito pochi giorni addietro, la Panini completa la pubblicazione di Thanos Rising (cinque episodi), dedicata alle origini del Folle Titano. Si tratta di una miniserie strategica, che racconta al lettore di lungo corso la nascita e l'evoluzione di Thanos e introduce ai novizi un personaggio cardine del prossimo mega-evento Infinity e dei prossimi film dedicati agli Avengers.

Creato da Jim Starlin oltre quarant'anni fa, nel 1973, l'Eterno nato su Titano, una delle lune di Saturno, ha seminato terrore e guerre in tante storie dei supereroi della Casa delle Idee ed è stato l'interprete quasi sempre in negativo di memorabili saghe spaziali e terrestri, affrontando i più grandi campioni dell'Universo Marvel.

Ne L'ascesa di Thanos, Jason Aaron e Simone Bianchi ne ripercorrono le efferate gesta dalla nascita fino alla conquistata e devastazione di innumerevoli mondi. Il primo albo è tutto ambientato sul pianeta natale e si apre con il parto di Thanos e lo sgomento della madre che subito tenta di ucciderlo presagendo qualcosa di demoniaco e nefasto nel neonato. Il timido e introverso Thanos cresce, frequenta la scuola e adolescente inizia ad assecondare le sue passioni per la scienza. Titano è una colonia pacifica, che non conosce armi e violenza ma egli è diverso dal resto del suo popolo, in questo clima idilliaco cova in sé qualcosa di abominevole, che una sua misteriosa e inquietante coetanea sembra voler coltivare e favorire. La ragazza si rivelerà nel volume in oggetto un'altra figura nota all'esperto pubblico Marvel e si dimostrerà la principale responsabile della lenta, inesorabile trasformazione di Thanos.

Uno tra i più scioccanti omicidi commessi dal titano fa quasi da sipario e divide la vicenda in due atti, raccolti nelle corrispettive pubblicazioni. Se la prima parte della miniserie è ambientata sulla luna di Saturno, la seconda vede il protagonista abbandonare il proprio pianeta per i meandri più sperduti dello spazio, insieme a una banda di pirati di cui poi diventerà capo, in compagnia di donne che lo amano e che gli danno figli ma che egli non ripaga con il minimo affetto o peggio con alcuna pietà, perché morbosamente votato a un unico amore, quello per la Morte. Il ciclo si conclude su Titano, di fronte a quel padre che fu l'unica persona che lo amò e lo difese contro tutto e tutti.

Qualcuno si è chiesto del perché di questo fumetto, della necessità di cercare una spiegazione o trovare un'origine alla violenza cieca del personaggio, altri hanno scritto che questo racconto aggiunge poco a ciò che già si conosceva, alterandone forse l'aura di malvagità assoluta.

Le motivazioni di Aaron paiono invece condivisibili e comprensibili perché mosse dall'intenzione di trovare una causa alla generazione del mostro e sono frutto della reazione di ognuno di noi di fronte a una notizia di insensata malvagità, ovvero il rifiuto del male fine a stesso, perché ciò che è irrazionale e inspiegabile è ancora più spaventoso.

Il Thanos che ci restituisce Aaron è una figura terrificante, folle e distorta, che perfino la “Baby”variant cover di Scottie Young (raccolta nel volume) non riesce ad addolcire, uno di quei “cattivi” per il quale non si può nemmeno per un istante provare un pizzico di empatia.

Forse l'unico balsamo che smussa questo orrore è il talento di Simone Bianchi che ha curato anche le copertine ufficiali. La sua personalità e la sua classe trascendono e sono lontane dall'arte mainstream, il suo tratto pittorico rafforzato dalla cura del colore di Simone Peruzzi e Ive Svorcina imbrigliano il titano in un aura di magia e la bellezza delle tavole dell'artista toscano quasi ce lo rendono meno tenebroso.

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