Lapsis, la recensione | Trieste Science+Fiction Festival 2020
Un approccio satirico alla società contemporanea è alla base di Lapsis, un'opera prima ricca di spunti interessanti sostenuto dall'interpretazione del protagonista Dean Imperial
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Noah Hutton si allontana dai progetti di genere documentario per proporre un approccio satirico alla società sfruttando un racconto ambientato in una realtà alternativa che non appare poi così distante da ciò che sta accadendo in questi anni in tutto il mondo.
Il risultato, presentato in Italia al Trieste Science+Fiction Festival 2020, è un racconto che colpisce con la sua rappresentazione di un tentativo di sopravvivere a un sistema economico che lascia davvero poca speranza e chance all'uomo comune.
I paragoni con le opere di Ken Loach e dei fratelli Coen sono comprensibili, tuttavia Hutton dimostra una propria personalità già ben definita e la capacità di gestire in modo ottimale gli spazi (davvero ben costruite sequenze ambientate in mezzo alla natura) e gli interpreti a propria disposizione.
Lapsis risulta un'opera prima imperfetta e al tempo stesso sorprendente per la sua capacità di addentrarsi nelle strutture socioeconomiche con un approccio originale e pieno di inventiva.
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Il risultato, presentato in Italia al Trieste Science+Fiction Festival 2020, è un racconto che colpisce con la sua rappresentazione di un tentativo di sopravvivere a un sistema economico che lascia davvero poca speranza e chance all'uomo comune.
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Hutton sviluppa con originalità l'idea delle multinazionali che si arricchiscono alle spalle dei lavoratori offrendo compensi minimi e poche possibilità di miglioramento sociale e professionale. Lapsis riesce però a essere così efficace grazie all'interpretazione di Dean Imperial, vera rivelazione del film, che dà vita in modo impeccabile a un protagonista emblema della mediocrità e costretto a trovare dentro di sé la forza di resistere di fronte alle avversità per aiutare il fratello, trasformandosi involontariamente in una figura eroica.
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I paragoni con le opere di Ken Loach e dei fratelli Coen sono comprensibili, tuttavia Hutton dimostra una propria personalità già ben definita e la capacità di gestire in modo ottimale gli spazi (davvero ben costruite sequenze ambientate in mezzo alla natura) e gli interpreti a propria disposizione.
Lapsis risulta un'opera prima imperfetta e al tempo stesso sorprendente per la sua capacità di addentrarsi nelle strutture socioeconomiche con un approccio originale e pieno di inventiva.