L'apprendista stregone - La recensione

Un giovane sfigato scopre di avere un ruolo fondamentale in uno scontro tra maghi. Difficile capire quali dovrebbero essere i punti di forza di questa pellicola, sciatta e mal recitata...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

Titolo L'apprendista stregone
RegiaJon Turteltaub
Cast
Nicolas Cage, Jay Baruchel, Alfred Molina, Teresa Palmer, Toby Kebbell, Omar Benson Miller, Monica Bellucci
uscita25-08-2010La scheda del film

Ci sono film in cui non sembrano crederci troppo neanche gli autori. Prendiamo il caso de L'apprendista stregone, che fin dal prologo nel passato, che ci spiega le origini di questa battaglia tra maghi, dimostra che ci sarà ben poco di affascinante nella storia. Ma le contraddizioni sono altre. I maghi dovrebbero fare di tutto per non farsi notare, ci spiega Cage. Che poi, ovviamente, farà di tutto per farsi notare in maniera dissennata. O magari il destino dell'umanità è nelle mani del solito giovane inesperto, quindi cosa di meglio che lasciarlo spesso da solo e in balia dei pericoli? La trama poi procede in maniera talmente lineare da poter essere prevista con mezz'ora di anticipo (almeno).

Il problema, come spesso succede con il cinema americano, è che vengono affidati budget sconvolgenti a persone come Jon Turteltaub. Che sicuramente è un solido mestierante, ma non è certo un visionario in grado di creare dei mondi fantastici complessi e in grado di far sognare lo spettatore. D'altronde, bastasse dare ordini alle squadre di effetti speciali, riempire le scene di morphing vari per le trasformazioni e alzare a palla il volume dell'audio, potremmo diventare tutti grandi registi. Va detto però che almeno un momento (e mezzo, se mettiamo la citazione della celebre scena di Fantasia, di cui questo film è una sorta di adattamento live-action) molto carino avviene e ha a che fare con una gabbia.

E gli attori non migliorano la situazione. Jay Baruchel è una scelta strana. E' stato scoperto da Judd Apatow dieci anni fa, quando era il protagonista della deliziosa serie Undeclared, in cui interpretava un diciannovenne. Qui invece, a dimostrazione di come passa il tempo, incarna un... diciannovenne. Insomma, già di base i realizzatori si mettono nei guai, ma l'impressione è che la scelta non sia giusta anche al di là dell'età. Soprattutto nella prima parte (poi, per fortuna, migliora), l'attore non riesce a esprimere un disagio credibile, vuole sembrare goffo a tutti i costi (e quindi è eccessivo) e non risulta molto ispirato dal ruolo. Non aiuta il fatto che il personaggio di Balthazar lo tratti costantemente come un imbecille. D'accordo, siamo comunque uno o due gradini sopra il Jake Gyllenhaal di Prince of Persia, ma nulla per cui eccitarsi. 

E bisogna fare un plauso a chi ha scelto di mettere assieme Nicolas Cage e Monica Bellucci. In effetti, una coppia di attori così poco espressiva e strampalata forse non si vedeva dai tempi di Assassins, quando sullo schermo avevamo i 'magnifici' Sylvester Stallone e Antonio Banderas. Cage, tanto per cambiare, ha la solita faccia che assume quando si tratta di questi blockbuster (della serie, "almeno ho pagato gli assegni familiari alle mie ex, la vita potrebbe andar peggio").

L'utilizzo della Bellucci è invece strampalato. Per tre quarti di film la vediamo (poco) senza che pronunci battute. Alla fine, prima ha una voce artefatta per esigenze di trama e poi, finalmente, arriva al naturale, scegliendo come solito di doppiarsi in italiano. Decisione sempre criticata e che qui conferma i suoi problemi, viste le tante risate in sala alle sue battute. Ovvio che in tutto questo, come capita ormai troppo spesso, uno come Alfred Molina faccia (giustamente) un figurone, anche se è chiaro che non ci mette certo l'impegno che aveva in An Education.

Infine, nota di particolare demerito all'adattamento/doppiaggio. So bene che i tempi di lavoro sono sempre più stretti e che le difficoltà in generale sono tante. Ma di fronte a certe frasi che con l'italiano corretto hanno poco a che fare e battute pronunciate senza neanche fare il minimo sforzo per renderle espressive, ci si chiede se la retorica sui "migliori doppiatori del mondo" non sia il caso ormai di evitarla. Anche perché qualcuno si potrebbe ricordare di quando lo eravamo veramente...

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