Land of Bad, la recensione

Land of Bad omaggia e aggiorna il miglior cinema di guerra degli anni '80, regalando a Liam Hemsworth la performance della vita

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La recensione di Land of Bad, il nuovo film diretto da William Eubank, in streaming su Amazon Prime Video dal 16 febbraio.

Siamo abbastanza sicuri che se ci mettessimo a elencare gli attori più intensi e di maggior spessore oggi in attività, difficilmente uscirebbe il nome di Liam Hemsworth. Uno dei grandi meriti di Land of Bad è di aver capito perfettamente il senso cinematografico di questo attore, cucendogli addosso una parte che non solo è finora il ruolo della vita, ma lo rende un elemento indispensabile per il tipo di approccio al genere action-combat cercato dai creatori. Con quel viso da bambinone troppo cresciuto, Hemsworth è perfetto per calarci in una classica situazione da pesce fuor d’acqua, quando un protagonista sprovveduto e impacciato, avatar dello spettatore, si trova trascinato in una situazione al di sopra delle sue capacità.

Un soldatino imberbe, esperto di droni e radiocomunicazioni ma non di azione sul campo, viene co-optato in una missione ad alto rischio. Una squadra di veterani armati fino ai denti deve recuperare un agente disperso da qualche parte nelle giungle dell’Asia meridionale. L’utilità del nostro protagonista consiste nel suo essere in collegamento con l’aeronautica, dove un capitano (Russell Crowe) è pronto a fornire supporto aereo e missili. Ma che succede se la tecnologia fallisce? Lo scopriamo quando un guasto lascia Hemsworth da solo in territorio ostile, costretto a cavarsela con le sue forze mentre Crowe cerca di ristabilire i contatti.

È un escamotage geniale su cui costruire un film di guerra, perchè elimina l’implausibilità del combattimento armato in uno scenario contemporaneo dominato dall’alta tecnologia. William Eubank e il co-sceneggiatore David Frigerio hanno così il pretesto per portare indietro le lancette, tornando a una fisicità e immersione nell’ambiente quasi da cinema anni ‘80. C’è tanto Walter Hill nelle atmosfere paludose, ma il vero nume tutelare sembra essere John McTiernan, fra rimandi a Predator e almeno un paio di citazioni dirette del primo Die Hard. Totalmente McTiernan è l’idea di spogliare l’eroe d’azione dei suoi mezzi tecnologici fino a farlo regredire a uno stato semi-bestiale, dove il viso pulito di Hemsworth può finalmente sporcarsi, e dove Eubank ha occasione di sfogare quel talento “elementale” (acqua, fuoco, fango, metallo) che era la cosa migliore del deludente Underwater (2020).

C’è qualcosa di inerentemente politico, oggi come allora, in questo ritorno al selvaggio. I termini sono sempre quelli: critica alla violenza animale della guerra? O richiamo tribale alla sopraffazione militare e imperialista? Land of Bad affascina anche per il modo in cui queste alternative convivono ambiguamente. C’è sicuramente un lato di “supporto alle truppe”, affidato al personaggio del gigionissimo Russell Crowe. Ma c’è anche, volendo, l’idea di ricongiungere il nostro sguardo alla realtà brutale della guerra, che l’iper-tecnologizzazione rende sempre più remota. Al di là di tutto e nonostante qualche sbavatura, Land of Bad è uno dei migliori film d’azione americani visti di recente, solido, immersivo e capace di rilanciare continuamente la tensione.

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