Lamù – Urusei Yatsura 1, la recensione
Lamù – Urusei Yatsura rivela tutto il fascino, lo spirito rivoluzionario e la freschezza dell'arte di Rumiko Takahashi
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
La risposta del pubblico ai due volumi di Lamù Color Special, risalenti al 2017 e contenenti alcuni dei migliori episodi del manga a colori, è stata entusiasmante. In caso fosse andata così, Star Comics aveva promesso una ristampa dell'intera opera di Rumiko Takahashi, e la casa editrice perugina ha mantenuto la parola, cominciando a proporre in una versione totalmente nuova, con copertine inedite e pagine a colori, l'edizione distribuita tra 1997 e il 2001: diciassette albi deluxe di 400 pagine.
La figura di Lamù nacque nella mente dell'autrice molto tempo prima del suo debutto nel 1978, con il titolo Urusei Yatsura, sulla rivista Weekly Shonen Sunday (Shogakukan). Gli anni Settanta della Nona Arte nipponica videro la nascita e l'ascesa degli invincibili Super Robot di Go Nagai e degli eroi problematici di Leiji Matsumoto, nonché l'esplosione del genere shojo, fino ad allora quasi esclusivamente realizzato da mano maschile. Le donne, infatti, si liberarono dalle ingombranti tradizioni imposte loro dalla società del Sol Levante, conquistandosi la propria emancipazione anche come mangaka. Il risultato furono opere seminali come Lady Oscar (Versailles no bara) di Riyoko Ikeda, Candy Candy (Kyandi Kyandi) di Kyoko Mizuki e Yumiko Igarashi, Il cuore di Thomas (Toma no Shinzo) di Moto Hagio e Il poema del vento e degli alberi (Kaze to ki no uta) di Keiko Takemiya, elevati in seguito a manifesti del fortunato filone yaoi (o boys' love).
Ataru Moroboshi è uno dei primi antieroi del Fumetto giapponese: perseguitato da Lamù e dalla sfortuna, è un impareggiabile attira-guai inviso ai suoi stessi genitori. I due ragazzi interagiscono in un mondo sospeso tra quello reale e quello fantastico.
La Takahashi attinge a piene mani dal folclore nipponico per rielaborare in maniera personale mostri e leggende e plasmare così i suoi personaggi. Le storie sono assolutamente irresistibili, con la mangaka che in maniera pionieristica introduce una folgorante vena ironica e comica. Inoltre, quello che appare come uno spassoso fumetto comico-fantascientifico rivela sotto la superficie una parodia e una satira dei costumi giapponesi, dal rapporto genitori/figli a quello tra giovani e anziani, senza risparmiare i rigidi protocolli di comportamento a scuola e più in generale in pubblico.
La serie di Lamù, concepita come un susseguirsi di episodi autoconclusivi legati tra loro da una blanda continuity, ha permesso negli anni Ottanta prima allo Studio Pierrot e poi allo Studio DEEN di non rispettare la sequenza effettiva dei capitoli dello shonen nella trasposizione televisiva. Ciò non ha avuto ripercussioni sulla fruibilità dell'anime e ha dato vita a uno show di successo che è rimasto indelebile nella mente di tutti gli appassionati, i quali, grazie a questa encomiabile iniziativa Star Comics, potranno riscoprire tutto il fascino, lo spirito e la freschezza dell'inconfondibile arte di Rumiko Takahashi.
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