L'amore a domicilio, la recensione
Da un inizio buono e un uso ottimo del cast, L'amore a domicilio non riesce a creare un buon film finendo nei lidi più sicuri e meno interessanti
L'AMORE A DOMICILIO, LA RECENSIONE DEL FILM DISPONIBILE SU PRIME VIDEO
Se c’è un dettaglio che i film italiani solitamente non sbagliano è il soggetto, l’idea del film in 30 righe. Anzi ad essere proprio precisi è lo spunto. In questo caso poi, come nel cinema italiano degli anni ‘50 e ‘60, lo spunto comprende la star e si fonda su di essa: un uomo ordinario incontra per strada una ragazza, lei lo rimorchia e lui ne rimane ammaliato senza sapere che è una rapinatrice agli arresti domiciliari che cercherà di sfruttarlo, lei è Miriam Leone.
L'amore a domicilio (con questo titolo che dovrebbe richiamare gli arresti domiciliari ma sembra più il claim di una pubblicità di Deliveroo durante il lockdown) poteva essere moltissime cose e ad un certo punto sembra quasi una versione nostrana (molto nostrana) del racconto popolare The Giving Tree, sembra cioè girare intorno all’idea di cosa accade quando qualcuno si dà ad oltranza (Spike Jonze ci aveva girato un bellissimo corto distribuito solo online nel 2009, I’m Here), invece no. È solo la prima di molte strade che non prende. È una storia para-criminale, una commedia ovviamente, in cui la carica sessuale di Miriam Leone con accento da siciliana fuorisede viene lentamente sostituita da altro. La storia della madre, l’arrivo di un ex-francese anche lui rapinatore e addirittura la parabola del padre del protagonista.
Il rapinatore francese è un disastro, presentato come un duro non ne ha l’apparenza e ad un certo punto nemmeno gli atteggiamenti. Infine il protagonista, Simone Liberati, sempre bravo, ha un ruolo che una volta sarebbe andato a Valerio Mastandrea (condito con quel medesimo umorismo caustico mediamente vile), anch’egli per anni e anni condannato ad essere la parte migliore di film al di sotto del suo livello.
Tra le pieghe del film sembra di intuire che una strada perché avesse un senso c’era: doveva far davvero ridere. Fosse stata una commedia con una parte umoristica molto forte la partecipazione del pubblico al piccolo dramma ordinario di un omino romantico, vittima di Miriam Leone in tutta la sua potenza sessuale, sarebbe stata possibile e forse anche coinvolgente nelle sue assurdità. Perché tutto quello che qui suona incoerente, con un forte umorismo sarebbe diventato caotico e grottesco, l’inafferrabile assurdità della vita e delle peripezie umane.
L'amore a domicilio però non è davvero divertente (e non lo vuole essere) e non ha nemmeno il coraggio di un finale duro, ne sceglie invece uno conciliante e per tutti i personaggi coinvolti (nessuno escluso!!), uno in cui le asperità si smussano e ovviamente tutto si ricongiunge con l'inizio. Tutti vengono redenti da ciò che è accaduto, in una visione ordinatissima della vita, in cui tutto alla fine va per il verso giusto: le tribolazioni individuali alla fine pagano.