L'amante di Lady Chatterley, la recensione
L’amante di Lady Chatterley rifiuta di essere un manifesto e di stravolgere il classico per trovare la sua ragione nella fortissima sensualità romantica che riesce ad evocare.
La recensione di L’amante di Lady Chatterley, su Netflix dal 2 dicembre
Si tratta di un compito modesto, semplice, ma non per questo meno nobile. Laure de Clermont-Tonnerre lo assolve con un trasporto e una delicatezza che sfiorano il tono poetico di Jane Campion (senza quell’impegnativo fardello morale tipico di Campion - si pensi allo struggente Bright Star) e, pur non prodigandosi in alcuno stilismo estetico riconoscibile, si fa subito poesia per il modo diretto e sensuale, accorto e dolce che ha di guardare i suoi due interpreti principali.
Viene difficile pensare che L’amante di Lady Chatterley sarebbe stato così riuscito se Emma Corrin e Jack O’Connell non avessero avuto sullo schermo la chimica che invece dimostrano. La prova della loro bravura, o meglio della loro perfetta immersione nel flusso del film, è che quando li vediamo insieme non distinguiamo l’interpretazione dallo sguardo della regista: come i due amanti, recitazione e visione si fondono insieme, funzionano all’unisono. Il modo con cui Clermont-Tonnerre li avvicina e poi li osserva, per quanto esplicito lo è senza essere dichiarato, romantico senza essere stucchevole e appassionato ma in fondo timido come i due personaggi.
L’andamento del film risente un po’ troppo della ripetitività di alcune scene, certamente sacrificabili (la durata di due ore si fa sentire, con un calo di ritmo evidente nel mezzo). Nonostante ciò L’amante di Lady Chatterley è un film che punta tutto sui sensi e la sensualità, riuscendo pienamente nella scommessa.
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