La Truffa Del Secolo, la recensione
Un uomo quasi fallito, una truffa ai danni dello stato e una cifra troppo grossa chiesta alla persona sbagliata: La Truffa Del Secolo
Diventato noto con 36 Quais Des Orfevre, questa volta si dedica ad una storia di truffa, tramite la quale un uomo cerca di riconquistare il proprio ruolo in società. Fallito e messo in ginocchio dall’economia e dal sistema, non può più tenere aperta la sua azienda. Questo lo porta in una spirale di guai con il suocero ricco e potente che desidera annientarlo psicologicamente e la moglie che schiera sé e la figlia con suo padre. Lo spiraglio di una rinascita glielo fornisce un’idea criminale, la possibilità per la prima volta di passare dall’altra parte della legge, un raggiro importante che sfrutta una falla nella maniera in cui l’IVA è gestita a livello statale. Per fare i soldi però serve di pensare in grande, e per pensare in grande serve un gran capitale iniziale che verrà chiesto alla persona sbagliata.
Ci vogliono veramente un talento e una capacità non comuni di andare alle radici del genere per trasformare ogni dettaglio di questa trama nella quintessenza noir, in un elemento che contribuisca a raccontare un mondo in cui tutti sono già morti ma cercano di stare insieme e aiutarsi a vicenda per avere l’impressione di poter rimanere vivi un altro po’. Un flashforward iniziale infatti senza stupire nessuno annuncia la morte del protagonista, un Benoit Magimel che quasi quasi ricorda Johnny Hallyday nei suoi ultimi giorni da attore.