La serie di Cuphead! (prima stagione): la recensione

Con La Serie di Cuphead! King Features Syndicate, forti della collaborazione con Studio MDHR confezionano una prima stagione imperdibile per i fan del videogioco e divertente per chi non lo conosce ma è appassionato d'animazione

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La Serie di Cuphead! (The Cuphead Show) la recensione della prima stagione

Questo venerdì, 18 febbraio, debutterà su Netflix la prima stagione de La serie di Cuphead! (in originale The Cuphead Show!) basata sull'omonimo videogioco sviluppato da Studio MDHR e diventato in pochi anni un vero cult del panorama videoludico indipendente.

Fin dall'uscita del gioco nel 2017 e dal suo immediato successo, un debutto in forma animata era quasi scontato, date le forti ispirazioni e i palesi tributi ai cartoni animati americani degli anni '30 con cui si fa forza l'opera originale. Se non avete giocato il videogioco o se proprio non lo conoscete, non abbiate paura, King Features Syndicate ha confezionato dodici episodi adatti a tutti, in grado di introdurvi alle isole Calamaio e ai suoi folli abitanti, non dimenticando però chi quel mondo lo conosce già: ogni episodio infatti è infarcito di easter egg dedicati al videogioco, nascosti più o meno in bella vista.

La serie di Cuphead!: la trama

La serie di Cuphead! Prende giustamente ispirazione dalla trama del gioco, ma la sviluppa in maniera completamente diversa, eliminando la capacità dei due fratelli Cuphead e Mugman di sparare proiettili dalle mani, e rendendoli dei teenager combina guai che scappano di fronte al pericolo. Dopo aver fatto adirare per l'ennesima volta Nonno Bricco, i due pestiferi fratelli visitano la fiera di divertimenti del paese e Cuphead, irruento e distratto per natura, inizia a giocare con uno strano macchinario, in grado di assorbirgli l'anima in caso di sconfitta. Manco a dirlo, la nostra tazzina coi pantaloni rossi sbaglia un colpo ed è costretta a dare la propria anima al temibile Satanasso, re degli inferi e collezionista di spiriti. Mugman, che ha la testa sulle spalle nonostante si lasci trascinare dal fratello in ogni disavventura, dovrà trovare un modo per impedire a Satanasso di mettere le proprie zampe sull'anima di Cuphead.

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Questa è la trama principale della stagione che viene affrontata in alcuni dei dodici episodi, mentre negli altri, i due fratelli si ritrovano nei guai per i motivi più disparati. Dal fare babysitting a un pestifero neonato, fino al dover recuperare un uovo rarissimo da un vulcano, passando per un tour di una fabbrica di biscotti e un cimitero pieno di fantasmi. La formula adottata è principalmente quella del corto auto-conclusivo, pieno di commedia slapstick in maniera molto simile a quanto fatto nei cartoni dei Looney Tunes o ai corti moderni di Topolino di Paul Rudish. Sebbene siano tutti divertenti, gli episodi più riusciti sono sicuramente quelli con Satanasso, in cui la trama orizzontale dedicata all'anima di Cuphead prosegue.

Da Fleisher a Rudish, con un pizzico di videogame

King Features Syndicate utilizza una tecnica d'animazione mista che consiste nel riprodurre alcuni sfondi in 3D (come per esempio la casa di Cuphead e Mugman) per poi posizionarci i personaggi principali in due dimensioni. Pur essendo utilizzato poche volte, l'effetto è davvero piacevole, arricchendo l'esperienza generale. Per il resto, come già anticipato, la serie va a citare tra gli altri Max e Dave Fleisher, e si rifà molto spesso allo stile attuale di Rudish. Basarsi sui corti moderni di Topolino era l'unico modo per mantenere intatto l'effetto “vecchio stile” del videogioco, e creare al contempo qualcosa di attuale e fruibile anche da un pubblico di giovani. Non mancano ovviamente ispirazioni anche ai corti più vecchi, o ai classici come Topolino e i Fantasmi (realizzato nel 1937) e la danza degli scheletri del 1929. Non è ovviamente animato solo a mano, ma è una tecnica mista tra disegno digitale e manuale, capace di ridurre i tempi di produzione ma garantire comunque un risultato soddisfacente.

Un ottimo lavoro anche dal punto di vista musicale: quasi ogni episodio contiene infatti una canzone originale che, fortunatamente, è ben adattata anche nel doppiaggio italiano (unica eccezione forse è la sigla dello show). Tutte le musiche ambientali invece sono o prese dal videogioco o sono simili alle musicalità a queste ultime. L'adattamento italiano è molto buono anche sul fronte dialoghi (nonostante si perda purtroppo qualche gioco di parole) e per la traduzione sono stati utilizzati gli stessi nomi del videogame, mentre per le voci il cast del nostro paese può contare tra gli altri su Stefano Brusa (Cuphead), Davide Garbolino (Mugman) Christian Iansante (Re Dado) e Mario Scarabelli (Satanasso).

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Per quanto riguarda l'adattamento italiano, vorrei spendere due parole sulla scelta del titolo per la serie nel nostro paese: trovo molto fuori luogo e specialmente fuori focus, la scelta di chiamare il prodotto La serie di Cuphead, al fronte di un facilmente intuibile The Cuphead Show, anche basandosi sull'effettiva natura di questa prima stagione. Ogni episodio, essendo spesso autoconclusivo, ha proprio la natura di un varietà, o di uno show per l'appunto. Basta pensare alla sigla, in cui Cuphead dirige l'orchestra prima di chiudere il sipario di fronte a un Mugman che si improvvisa novello Gonzo dei Muppet. Si tratta, a mio parere, di uno scivolone nell'adattamento che, tutto sommato, risulta invece generalmente godibile.

In questo adattamento c'erano molte cose che potevano andare storte ma fortunatamente King Features Syndicate, forti della collaborazione con i creatori del prodotto, ha confezionato 12 episodi da dieci minuti per la maggior parte tutti riusciti. È giusto che la trama non segua pedissequamente le vicende del videogioco ma che sia solo basata su di esso, così da poter esplorare nuovi aspetti dei personaggi mantenendone intatta l'unicità. Certo, gli amanti del gioco non troveranno le folli battaglie contro i boss, ma la narrazione generale de La serie di Cuphead! e il formato animato non avrebbero reso giustizia all'opera. In questo modo invece si è riuscito a dare qualcosa di unico anche a chi conosce già Cuphead.
Non resta che sperare che una seconda stagione (che credo non tarderà ad arrivare) rafforzi ulteriormente quanto fatto con questa prima parte, rimettendo in scena i personaggi più divertenti e ampliando la storia delle isole Calamaio.

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