La scuola cattolica, la recensione | Venezia 78
La scuola cattolica, film di Stefano Mordini sul delitto del Circeo, delude un po' le aspettative con un racconto fin troppo confuso
Gli eventi, proposti con continui salti temporali che confondono più che dare ritmo al racconto o creare tensione narrativa, sono ambientati nel 1975, seguendo quanto accade a un gruppo di adolescenti che studiano in una delle più famose scuole cattoliche maschili di Roma, struttura frequentata dai figli della migliore borghesia. I genitori però non sono del tutto consapevoli di quello che accade nella vita dei teenager, delle loro pulsioni e del lato più oscuro e violento della loro quotidianità fino a quando, nella notte tra il 29 e il 30 settembre 1975, la verità emerge in modo drammatico.
I giovani interpreti riescono in parte a sostenere il peso di una struttura narrativa corale così complessa e ricca di frustrazione e apatia, mentre dispiace che attori di grande talento come Fabrizio Gifuni o Valeria Golino abbiano una presenza in scena davvero limitata, non potendo quindi contribuire in modo significativo alla costruzione dell'intreccio.
Non bastano gli scoppi di violenza e l'intransigenza che contraddistinguono Raffaele Guido, interpretato da Riccardo Scamarcio, la natura estroversa di Ilaria Arbus affidata a Valeria Golino, o la tragedia che colpisce la religiosa famiglia Rummo per ritrarre in modo realistico il senso di alienazione e distaccamento della realtà che contraddistingue la situazione dei teenager protagonisti. I membri del cast offrono comunque delle interpretazioni di buon livello, seppur non memorabili, e la star di Baby Benedetta Porcaroli non sfigura alle prese con un ruolo impegnativo e drammatico, al contrario di Giulio Pranno che non può lasciare il segno con un personaggio secondario, pur avendo un ruolo chiave nell'ultimo atto, la cui presenza in scena è davvero troppo limitata per poter risultare in qualche modo rilevante all'interno del film.
A rendere ancora più complicata la narrazione sono i continui salti temporali e il montaggio, non particolarmente incisivo, firmato da Massimo Fiocchi e Michelangelo Garrone.
Le musiche di Andrea Guerra, invece, si distinguono in positivo per il contributo nel creare l'atmosfera e la tensione, soprattutto nella seconda metà del film, senza comunque mai rimanere invadente, coadiuvate dal lavoro compiuto da Luigi Martinucci alla fotografia.
La tematica importante del film e l'affascinante potenziale narrativo rappresentato dal lato oscuro di giovani apparentemente insospettabili in La scuola cattolica si perdono in un insieme troppo confuso e delineato a grandi linee, arrivando all'epilogo e alla rivelazione di quanto accaduto agli studenti senza realmente coinvolgere, rendendo allo spettatore più complicato rispetto al previsto il compito di mantenere alta l'attenzione e riflettere sulle cause di una violenza ingiustificabile e imperdonabile.