La Scelta, la recensione

Con due protagonisti inadeguati e un tono espressivo insostenibile La scelta sembra un film superato nella maniera in cui cerca di raccontare l'incertezza

Critico e giornalista cinematografico


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Il drammatico proprio non si addice a Michele Placido. A suo agio nelle atmosfere poliziesche e inventivo quando si tratta di raccontare la vita criminale, sembra invece fuori posto quando affronta le storie sentimentali. Se il genere lo esalta, il drammatico è per lui un terreno colmo di trappole in cui cade regolarmente.

In La Scelta c'è uno stupro (rigorosamente fuoricampo) che cambia l'equilibrio della coppia protagonista. Cercavano di avere figli da tempo e senza successo mentre ora, avvenuta la violenza, lei è incinta e forse appositamente solo pochi giorni dopo la violenza ha insistito per fare sesso, così che la paternità sia incerta. Decisa a non sporgere denuncia e cancellare l'evento violento dalla sua vita lei, determinato ad affrontare la questione e a non avere il figlio di un altro lui, si scontrano mettendo a repentaglio la loro unione.

La Scelta sembra un'opera vecchissima, lontana dal linguaggio moderno e arroccata su presupposti ormai superati

La Scelta ha un tono difficile da sostenere, quello delle difficoltà comunicative e dei personaggi che non vogliono parlarsi, mantengono lunghi silenzi, scappano o si rifiutano di spiegare le motivazioni dei loro gesti quando gli viene chiesto. Tono difficile sia da scrivere, sia da recitare e in entrambe le dimensioni il film non eccelle (forse era necessaria una coppia di protagonisti più esperta di Raoul Bova e Ambra Angiolini), perchè non mette mai lo spettatore nella condizione di voler comprendere ciò che accade ma anzi gli propone in diversi casi situazioni facili da respingere. Invece che risvegliare fantasmi interiori, paure ancestrali e scatenare l'adesione alle difficoltà di una scelta che dovrebbe avere pro e contro, il film di Michele Placido è il primo a non riuscire a spiegarsi, a tratti facendo agire i suoi protagonisti come bambini viziati, a tratti come sofferenti sordomuti.

In anni in cui il cinema d'autore internazionale ha indagato con grande perizia e intelligenza la possibilità di stabilire con il pubblico un rapporto di incertezza, mostrandogli con uguale efficacia i due rovesci della medaglia narrata (Una Separazione è stato il capofila ma abbiamo visto molti altri film su questa scia), La Scelta sembra un'opera vecchissima, lontana dal linguaggio moderno e arroccata su presupposti ormai superati. Spesso teatrale nella recitazione (la provenienza effettivamente teatrale della storia, da L'innesto di Pirandello, non può essere una scusa, siamo comunque al cinema!) e altre volte eccessivamente fiducioso nella propria capacità di coinvolgere La Scelta è un film respingente che rischia di generare fastidio più che adesione.

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