La saga dell'Anti-Spawn di Grant Morrison, la recensione
Abbiamo recensito per voi il volume dedicato alla saga dell'Anti-Spawn, di Grant Morrison e Greg Capullo
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Nonostante questa sostanziale differenza e il coinvolgimento di Greg Capullo, Morrison – che all'epoca aveva già firmato gioielli DC Comics quali Doom Patrol, Animal Man e Batman: Arkham Asylum – non è riuscito a incidere nella mitologia della progenie infernale.
La comparsa sulla scena del Redentore arriva in un momento delicato della nuova vita del protagonista: in una anonima cittadina nel Nevada, che fu teatro di test nucleari, è stato aperto un passaggio verso l’inferno. Come se non bastasse, ogni angolo del paesino è modellato sui ricordi di Spawn. Dietro a tutto ciò ritroviamo il ghigno malefico di Jason Wynn, personaggio implicato nell’uccisione di Al.
Se paragonata a quella di Angela, cacciatrice di taglie del Paradiso creata per la serie da Gaiman, la figura del Redentore esce sconfitta non solo per la brutta figura rimediata nello scontro con Spawn, ma soprattutto per la caratterizzazione debole. Il risultato è l'introduzione di un personaggio che non lascia il segno e che verrà sostituito più in là da altri prescelti (Phil Timper, Eddie Frank), con alterne fortune.
Tra i volumi fin qui proposti dalla collana Spawn d’Autore, il ciclo di storie firmato da Morrison è dunque quello meno convincente. Segnaliamo che La saga dell’Anti-Spawn rappresenta l'esordio sulla serie regolare di Greg Capullo: sebbene non manchino splash page in cui è possibile rilevare le peculiarità per cui diverrà amatissimo, lo stile dell'artista statunitense risulta ancora acerbo, tanto da non riuscire a imprimere il giusto appeal alla storia.