L'A.S.S.O. nella manica, la recensione

Dentro le convenzioni dell'high school movie, L'A.S.S.O. nella manica non solo di innova ma riesce anche a raccontare i mutamenti sociali degli ultimi anni

Critico e giornalista cinematografico


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C'è My Fair Lady, come quasi sempre accade nelle teen comedy, dietro a L'A.S.S.O. nella manica, film tratto dal libro "Quanto ti ho odiato" di Kody Keplinger. Ovvero c'è il principio della scalata sociale attraverso un pigmalione, la storia di una ragazza che da reietta diventa popolare tramite i consigli di un uomo sofisticato e dell'amore che ne consegue. L'A.S.S.O. nella manica però cerca di essere leggermente di più, è ben lieto di sacrificare l'adesione a strutture note e provate per esplorare le possibilità di un genere, il teen movie d'ambientazione scolastica, spesso pigramente piegato su se stesso. Josh A. Cagan, già sceneggiatore del perfettamente riuscito Bandslam (teen movie scolastico che tratta la musica con la modernità di Glee, il ritmo di School of Rock e l'indispensabile spleen adolescenziale di Bella in rosa), disegna attorno a Bianca un universo scolastico e quindi sociale più complesso della media, attuale non nelle tecnologie ma nei rapporti di forza e nelle personalità.

Senza rassegnarsi alle divisioni che vengono comunque illustrate all'inizio del film (così da ottemperare ad una delle molte convenzioni del genere scolastico), L'A.S.S.O. nella manica mescola le carte, mette le popolari assieme alle sfigate, inventa nuovi archetipi, cambia la concezione stessa di sfigata (non è più qualcuno che non riesce ad arrivare ad essere popolare per limiti congeniti ma una persona semplicemente interessata ad altro) e prova a raccontare ai ragazzi, ovvero il target primario del film, una storia d'amore che superi il concetto di "conquista" di un modello di bellezza che appare inarrivabile e ruoti invece intorno alla compatibilità. Il risultato, grazie anche all'uso di un umorismo sagace e pungente, è perfetto. Bastona e diverte i coetanei con un racconto che alla banalità di strutture usurate sostituisce la freschezza di un immaginario umano diverso.

La storia dell'A.S.S.O. nella manica, ovvero l'Amica Sfigata Strategicamente Oscena (quella che le più belle vogliono avere per spiccare e che serve ai ragazzi per avere informazioni su di loro) ha diversi scarti dalla consueta parabola di emancipazione dallo status di "sfigato". Bianca, la protagonista in serio deficit di popolarità, non è una figura deprecabile, non è chiusa in se stessa, non ha problemi ed è perfettamente equilibrata fino a che non si rende conto che la maniera in cui cura la propria apparenza le impedisce di valorizzare il proprio sex appeal. Ancora di più Bianca non dovrà rinunciare a niente, non dovrà cambiare se stessa, solo imparare a curarsi ed entrare nell'ordine di idee di prendere parte al gioco del corteggiamento invece che tenersene ben lontana. Già per questo motivo, per come non reitera e non conferma i soliti preconcetti il film spiazza ed educa alla complessità.

Inoltre, come già per il protagonista di Bandslam, anche in questo caso Cagan indica un percorso diverso alla storia, innova da dentro il genere che più di tutti racconta la contemporaneità, rendendo evidente il mutamento sociale degli ultimi anni: l'emergere della geek culture e il diverso status che l'approfondimento delle proprie passioni gioca nella costruzione della personalità di un adolescente. Per il piacere di chi ama anche vedere un bel film tutto questo è portato a termine con i piedi ben piantati nell'audiovisivo, basandosi su My Fair Lady, sui teen movie scolastici d'oro degli anni '80 e sulla miglior serialità televisiva degli ultimi anni.

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