L'A.S.S.O. nella manica, la recensione
Dentro le convenzioni dell'high school movie, L'A.S.S.O. nella manica non solo di innova ma riesce anche a raccontare i mutamenti sociali degli ultimi anni
Senza rassegnarsi alle divisioni che vengono comunque illustrate all'inizio del film (così da ottemperare ad una delle molte convenzioni del genere scolastico), L'A.S.S.O. nella manica mescola le carte, mette le popolari assieme alle sfigate, inventa nuovi archetipi, cambia la concezione stessa di sfigata (non è più qualcuno che non riesce ad arrivare ad essere popolare per limiti congeniti ma una persona semplicemente interessata ad altro) e prova a raccontare ai ragazzi, ovvero il target primario del film, una storia d'amore che superi il concetto di "conquista" di un modello di bellezza che appare inarrivabile e ruoti invece intorno alla compatibilità. Il risultato, grazie anche all'uso di un umorismo sagace e pungente, è perfetto. Bastona e diverte i coetanei con un racconto che alla banalità di strutture usurate sostituisce la freschezza di un immaginario umano diverso.
Inoltre, come già per il protagonista di Bandslam, anche in questo caso Cagan indica un percorso diverso alla storia, innova da dentro il genere che più di tutti racconta la contemporaneità, rendendo evidente il mutamento sociale degli ultimi anni: l'emergere della geek culture e il diverso status che l'approfondimento delle proprie passioni gioca nella costruzione della personalità di un adolescente. Per il piacere di chi ama anche vedere un bel film tutto questo è portato a termine con i piedi ben piantati nell'audiovisivo, basandosi su My Fair Lady, sui teen movie scolastici d'oro degli anni '80 e sulla miglior serialità televisiva degli ultimi anni.