La Rivincita delle Sfigate, la recensione

Il party movie al femminile di La Rivincita Delle Sfigate non è un gender swap ma un genere nuovo con tante cose nuove da dire

Critico e giornalista cinematografico


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Non bisogna lasciarsi ingannare da un inizio che parodia Birdman e sembra cercare l’aria di Suxbad, l’umorismo di palesi sfigati (Beanie Feldstein sembra truccata per somigliare a Gru di Cattivissimo Me) che si percepiscono come molto cool. E non bisogna neanche lasciarsi ingannare dal titolo italiano La Rivincita Delle Sfigate (che non traduce l’interessante originale Booksmart, cioè “intelligente sulla carta”). Infine già che ci siamo meglio non guardare il fatto che alla regia c’è, per la prima volta nella sua carriera, l’attrice Olivia Wilde, perché non si direbbe sia il lavoro di una esordiente.

Meglio guardare la storia che parte senza grandi originalità: Amy e Molly sono le prime della scuola e arrivate alla fine del liceo, ad un passo dall’università, decidono di partecipare ad una grande festa di quelle che avevano sempre rifiutato. Ma già all’attacco del secondo atto le cose si fanno interessanti perché le due sono molte amiche, si sentono migliori degli altri, più competenti, studiose e preparate ma decidono lo stesso di concedersi una nottata di follia in cui gli accadrà di tutto. Soprattutto una in cui l’assunto dorato di cui hanno vissuto (il liceo non è la tua vita, studiare è meglio che darsi alla pazza gioia e tutta questa dedizione ti porterà ad un futuro roseo) viene messo pesantemente in crisi. Fino ad un finale sorprendente.

La Rivincita Delle Sfigate mira esplicitamente a ribaltare un genere tipicamente maschile, cioè quello del party movie sfigato, la storia di alcuni esclusi che cercano di fare sesso, infilandosi in una festa alla quale non dovrebbero avere accesso o organizzandone una (tra i produttori figurano due colonne del genere Adam McKay e Will Ferrell). E non lo fa con la pigrizia di chi scrive le donne comiche come gli uomini (cioè non lo fa con Rebel Wilson) ma declinando quel genere al femminile, trovando cosa conti per due protagoniste in una situazione simile. Non l’accumulo, l’esagerazione e la follia ribelle che costituiscono la colonna portante di qualsiasi party movie (si pensi alla sua sublimazione in Project X), ma nella distanza che le protagoniste percepiscono tra il proprio status e quello necessario per la festa. In buona sostanza si gioca sul senso di inadeguatezza invece che sulle aspirazioni. Non a caso anche il personaggio comprimario della professoressa vive di aspirazioni irrisolte, del rimpianto di ciò che non è stata. Se insomma i bambinoni di Todd Phillips in Old School vogliono un’eterna adolescenza e i ragazzi di Project X mirano a obiettivi concreti, queste ragazze vogliono riparare.

La sorpresa vera è che La Rivincita Delle Sfigate è molto più duro dei suoi equivalenti maschili con cosa significhi essere inesperte del mondo della socialità. Non vuole solo dire quel che dicono tutti questi film (gli sfigati sono un po’ dei bambinoni) ma vuole fare di più, arrivando a raccontare di come certe amicizie che paiono solide e serie siano degli inconsci ripieghi per colmare altre mancanze. Insomma Olivia Wilde al suo primo lungometraggio racconta una storia per nulla indulgente con le protagoniste (e quindi con gli spettatori che con esse più si identificano) ma anzi bastonandole!

Partito molto convenzionale il film spara le sue cartucce migliori nel finale proponendosi di fare vero attivismo. Non si limita a mostrare qualcosa di diverso dal solito ma conduce lo spettatore attraverso il ribaltamento delle sue aspettative e la scoperta di quanto fossero errate. Non gli propone una situazione alternativa ma attraverso qualche colpo a sorpresa gli fa capire quanto fossero sbagliate le sue convinzioni.

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