La Regola del Gioco, la recensione
Nella più grande tradizione del cinema "contro" americano, anhce in La regola del gioco la paranoia è il filtro attraverso il quale ribellarsi al governo
Per la prima volta polemico in maniera compatta, non solo affidandosi a singole voci, il cinema americano fondava una mitologia, quella delle cospirazioni della CIA come grande nemico dei veri valori su cui si fondano gli Stati Uniti e dell’arroganza di presidenti, gabinetti e commissioni militari. Una mitologia così importante che ancora oggi, quando il cinema vuole mettersi dalla parte dei veri valori e contrastare l’amministrazione ancora ricorre a quel filtro.
Fino a dove si possono difendere i valori americani? La regola del gioco non è propriamente un film sottile, si compiace della propria grana grossa, dell'essere tagliato con l'accetta, presentare esagerazioni e personaggi estremi. Prende una storia vera e la trasforma in fasulla con grande abbondanza di retorica. Forse proprio per questo è anche molto evidente l'abilità con cui questa sceneggiatura manichea è stata trasformata in film. Cuesta manipola il materiale a sua disposizione e realizza un film di una fluidità che impressiona, dosa emozioni, spalma la suspense e valorizza Jeremy Renner, uomo medio con aspirazioni di grandezza frustrate da un sistema ingiusto.