Up - la recensione

Un anziano signore e un ragazzino si ritrovano per caso impegnati in uno straordinario viaggio in Sudamerica. Quando si pensa che non ci possa essere un termine superiore a 'capolavoro', arriva la Pixar...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloUpRegiaPete Docter, Bob Peterson
Voci originali
Edward Asner, Christopher Plummer, Jordan Nagai, Bob Peterson, Delroy Lindo, Jerome Ranft, John Ratzenberger
Uscita15 ottobre 2009
La scheda del film

Di fronte a un film come Up, la prima reazione naturale sarebbe di parlare di perfezione. Il problema è che non è corretto, per quanto possa sembrare strano. Il fatto è che l'idea di perfezione mi sembra qualcosa di simile a un compito senza sbavature, una sorta di linea retta che va da un punto all'altro in maniera precisa e accurata. Certo, è quasi impossibile trovare non dico una scena - non scherziamo - ma anche solo cinque secondi di fila sbagliati in questa pellicola, tuttavia il punto è che ogni cosa non è come dovrebbe essere e come ci si aspetterebbe.

Visto che si tratta di una cartone animato, sarà un film per bambini, giusto? E' vero, funziona anche per loro e ridono tanto nei momenti giusti (in altri, beh, non è proprio possibile), ma in realtà Up è la cosa più adulta che si possa vedere al momento al cinema, considerando due-tre sequenze che nei cartoni animati (almeno quelli occidentali) non si vedono mai. E se pensate che tra il ragazzino e il vecchietto si debba privilegiare lo sguardo del primo, perché è questo che insegnano a scuola di marketing (d'altronde, il pubblico è sempre più giovane, quindi...), non avete capito nulla della Pixar.

E in teoria, non si dovrebbe riuscire a creare un arco narrativo fortissimo in meno di dieci minuti, ma andatelo a dire a quello che vediamo qui all'inizio, che è quasi sconvolgente. Se pensavate che il cinema muto di Wall-E nella prima mezz'ora fosse sopraffino, qui ci si supera. E poi la poesia. Up si prende tutto il tempo per costruirla, ma senza l'autoindulgenza tipica di certi prodotti che vogliono spararla a tutti i costi e in maniera plateale.

Molto semplicemente, la Pixar riesce nell'impresa di fare film classicissimi (penso proprio che tra trent'anni sarà difficile trovare cose più tradizionali e che tutti ricorderanno dei loro prodotti rispetto alle altre opere contemporanee), ma con una bella spruzzata di avanguardia. Stiamo dalle parti di Vivere di Kurosawa, Gran Torino di Eastwood, Miyazaki, Harry e Tonto e Hemingway e chissà quante altre cose. Ma questi sono solo pensieri di chi scrive, non è che i realizzatori ti fanno ingoiare a forza le loro citazioni.

Per capire la loro bravura, basta vedere i primi dieci minuti. Sì, come detto sono straordinari a livello emotivo, ma riescono anche a dar vita a due (meglio, tre) personaggi principali in maniera profondissima e quasi sempre senza parole. In questo frangente si crea un po' tutto: il desiderio (positivo o negativo che sia) che spinge i protagonisti, e le basi per la loro evoluzione nel corso della storia. Per questo mi viene da pensare che, con l'allargamento di quest'anno a dieci titoli nominati per l'Oscar come miglior film, bisognerà impegnarsi molto per non inserireUp, ma soprattutto che forse è la volta buona per premiare definitivamente il loro straordinario team di sceneggiatori. Basta vedere come viene trattata una sequenza fondamentale nell'evoluzione di un personaggio a due terzi di pellicola. Se il risultato è abbastanza scontato, il modo è semplicemente perfetto.

Detto questo, non si pensi assolutamente cheUp sia una pellicola che punta al successo soltanto grazie allo script. In realtà, l'ottimo utilizzo del 3-D (che lentamente sta passando da banale trucchetto tecnico a una maturità espressiva molto incoraggiante) è integrato in un panorama visivo di scuola altissima. Penso a dei palloncini in aria che creano dei colori bellissimi in una stanza, un 'sogno omicida' geniale e dei paesaggi western che avrebbero reso orgoglioso John Ford (d'altra parte, Carl Fredricksen è un po' un John Wayne moderno, magari un po' disilluso e cinico come il protagonista di Sentieri Selvaggi).

E se fino a ora (complici le mie continue e fastidiose citazioni) avete avuto il sospetto di una pellicola troppo seria, state tranquilli. Le gag fisiche con Kevin e Dug sono semplicemente fantastiche, così come tante battute risultano fulminanti e messe al punto giusto. Insomma, anche per un pubblico più giovane la pellicola funziona benissimo, cosa che (beninteso) è un complimento, visto che riuscire a mettere elementi che soddisfino gli spettatori dai 4 ai 90 anni è sicuramente un pregio.

Ah, in tutto questo non va assolutamente dimenticato come il tradizionale corto di apertura dei prodotti Pixar, Partly Cloudy, sia semplicemente delizioso, con un'idea fantastica sfruttata benissimo (e peraltro il tema delle nuvole riprende bene alcune tematiche del lungo). Già quello varrebbe ampiamente il prezzo del biglietto, per non parlare dell'inizio del lungometraggio. Di sicuro, è il caso di ringraziare che il cinema non si paghi a qualità/scarsità come certi cibi/vini di pregio, altrimenti qui ci dovreste lasciare mezzo stipendio mensile...

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