La Pomme Prisonniere, la recensione
Abbiamo recensito per voi La Pomme Prisonniere, opera di Kenji Tsuruta pubblicata da J-POP Manga
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Solo pochi autori sono riusciti a creare un connubio magico tra nudo e poesia senza mai scadere nel banale o addirittura nel volgare, elevando invece la propria espressività a un livello artistico sublime. Sfogliando le pagine di questo manga, una raccolta di brevi storie, è difficile trovargli un’etichetta: al confine tra lo josei e il seinen, i suoi contenuti possono essere apprezzati dalla categoria più vasta di pubblico adulto, a prescindere dal sesso e dall'orientamento.
Il tratto unico e raffinato di Tsuruta, mangaka noto a livello internazionale per opere come Spirit of Wonder (1986, Kodansha - Magic Press) o Le memorie di Emanon (2008, Tokuma Shoten - Planet Manga), rende al meglio le situazioni più banali del quotidiano, aggiungendovi con leggerezza e spontaneità una sfumatura sexy o licenziosa, ma con un’ingenuità irriverente.
Se vorrete godere pienamente di questo collage di racconti, dovrete abbandonare qualunque orpello morale e nozionistico: spogliatevi di ogni veste e sovrastruttura culturale come le protagoniste degli episodi dell’opera e abbandonandovi alla bellezza della Natura pulsante, rapida e sferzante come l'artiglio di un felino ma eccitante e travolgente come la fiamma di una notte d’estate.