La notte dell'oliva, la recensione

Abbiamo recensito per voi La notte dell'oliva, fumetto di Giulio Mosca pubblicato da ManFont

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Approcciarsi al racconto di una storia implica due azioni fondamentali per l'autore: aprire un canale comunicativo con il lettore e veicolare un proposito di crescita (o cambiamento) utilizzando il protagonista come mezzo, facendolo passare da una condizione iniziale a una finale. Con La notte dell’oliva, edito da ManFontGiulio Mosca fa compiere a Il Baffo un viaggio onirico all’interno del corpo umano che lo porta a vivere diverse esperienze paradossali. Il protagonista entra in un mondo straordinario in cui - apparentemente per puro caso - comincia una ricerca della felicità.

Va detto che Il Baffo non è definito dalle sue azioni ma dalle parole che rivolge a se stesso: il suo carattere, descritto come scostante e apatico, non trova quasi mai riscontro nelle scelte che compie, facendo risultare la storia carente di quelle premesse principali che descrivono la natura stessa del protagonista: senza un punto di partenza che lo definisca, è impossibile definire un cambiamento nelle abitudini del personaggio, così come pure un punto d'arrivo. Questo deficit mina l'empatia nei confronti del personaggio, rendendo difficoltosa la comunicazione emotiva tra autore e lettore.

Una storia che vorrebbe parlare di temi universali - come i rapporti sociali, affettivi e familiari - che vengono minati dall'apatia, finisce dunque per essere qualcosa di estremamente soggettivo e personale, più affine a un diario che a un prodotto destinato al grande pubblico, con passaggi necessari per la comprensione della trama dati per scontati.

L'anabasi nel corpo umano del protagonista arriva a un epilogo che, nella sua circolarità, spezza totalmente il climax lasciando l’amaro in bocca: l’intero viaggio, con tutte le esperienze che include, si rivela sostanzialmente inutile (o, quantomeno, non necessario), ricordando quel vecchio trucco narrativo che permette all'autore di inserire qualsiasi cosa all'interno della storia, consapevole che potrebbero non avere alcun impatto effettivo sul finale.

La notte dell’oliva non rappresenta nessuna unicità nella vita del personaggio principale, a parte l'aver mosso un passo fuori dalla sua comfort zone solo per poi tornarci immediatamente; azione che, forse, gestita diversamente e con maggiore consapevolezza, avrebbe portato a qualcosa di completamente diverso, magari a una storia davvero significativa per Il Baffo.

Non è facile immaginare quale sia il pubblico a cui si rivolga l’autore e cosa quest'ultimo stia effettivamente cercando di comunicare. Probabilmente, visto il target della pagina Facebook dedicata al personaggio (che è nato circa un anno fa proprio sul web), l'acquirente del volume non va cercato tra gli appassionati di fumetti ma altrove. Resta un peccato, perché trovare una mediazione tra i due linguaggi avrebbe potuto arricchire entrambi, come accaduto più volte nel corso degli ultimi anni.

Quando anche lo straordinario viene ridotto a un esperienza come tante, il problema è a monte. Se non si coglie il motore stesso delle idee che spinge un autore a raccontare una storia, probabilmente va cambiato il modo di raccontare, imboccando strade più originali e con meno maniera. Le lacune della storia combinate al rifugiarsi nei luoghi comuni e all'assenza di narrazione e sintesi nel disegno (che mantiene una coerenza solo nella scelta dei toni blu, rosso e giallo) fanno pensare che, probabilmente, Giulio Mosca e ManFont abbiano fatto le cose un po' di fretta.

Era lecito aspettarsi qualcosa di più dal prodotto di punta della casa editrice torinese, proposto nella collana MF Project al fianco di 18 Days e Avatarex: Destroyer of Darkness di Grant Morrison.

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