La nostra vita - La recensione

Un uomo, distrutto dalla morte della moglie e con tre figli da crescere, cerca di fare soldi a tutti i costi. Un film sincero e potente, con un'interpretazione straordinaria di Elio Germano...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

Titolo La nostra vita
RegiaDaniele LuchettiCast
Elio Germano, Raoul Bova, Isabella Ragonese, Luca Zingaretti, Stefania Montorsi, Giorgio Colangeli
uscita21 maggio 2010 

Lo ammetto tranquillamente: non mi aspettavo granché da questa pellicola. Sarà che il filone realista (o presunto tale, perché poi di personaggi reali se ne vedono pochi) italiano scivola facilmente nella macchietta e nella noia, ma di solito non ho grandi aspettative per questo tipo di film. E devo dire che la precedente opera di Daniele Luchetti (regista che rispetto ma che non amo), Mio fratello è figlio unico, non mi aveva esaltato come invece era capitato a molti altri.

Invece, La nostra vita è un film sorprendentemente efficace e, assieme a La prima cosa bella, mi fa pensare all'accoppiata cinematografica italiana migliore da molto tempo a questa parte (d'altronde, non ero rimasto così entusiasta de Il divo e soprattutto di Gomorra, quindi...). Merito soprattutto di un racconto che è assolutamente onesto e credibile, con un clima secco e dei dialoghi perfetti per il loro realismo.

In generale, c'è un certo tipo di umanità che non interessa tanto al cinema italiano, se non per ruoli di contorno e/o stereotipati. Così come non è facile vedere questa mancanza di politically correct, anche sgradevole, in particolare nel protagonista. E magari, anche se la pellicola non tenta di emozionare nelle scene più ovvie, lo fa benissimo in altre (come quella del funerale, che tutti riveleranno, se non l'hanno già fatto). Di sicuro, la discesa agli inferi mostrata è assolutamente lineare e coerente nel suo sviluppo.

Tutto questo non sarebbe stato possibile senza un'interpretazione monumentale di Elio Germano. Che fosse bravo si era capito da tempo, ma qui fa un'ulteriore salto di qualità. Francamente, era dai tempi de La meglio gioventù che non vedevo una performance di questo livello, in cui si mostra una grandissima personalità e una forza espressiva enorme. Non mi stupirei di vederlo premiato a Cannes, anche considerando che molti film importanti hanno deluso.

Ma tutto il cast è diretto benissimo da Luchetti. Penso a Isabella Ragonese, che finora mi era sembrata un'attrice un po' sopravvalutata, mentre qui riesce a mostrare una grande maturità e credibilità come madre di tre figli. E se un irriconoscibile Luca Zingaretti dimostra come andrebbe sfruttato meglio dal nostro cinema, forse la sorpresa maggiore arriva da Raoul Bova, completamente agli antipodi rispetto ai ruoli mocciani, ma comunque assolutamente vero e credibile.

In tutto questo, a impedirmi di urlare al capolavoro ci sono due scelte importanti che non ho apprezzato. Intanto, un finale che stona con il tono generale della pellicola e che non convince. E poi, nella figura degli immigrati presentati ne La nostra vita. Va detto che Luchetti è encomiabile per come non cade nei soliti tranelli di ritrarre gli immigrati soltanto come criminali o vittime, insomma in ruoli monodimensionali senza personalità. Però in diversi dialoghi c'è un eccesso di spiegazioni didascaliche da parte di questi personaggi, nel chiaro tentativo di farci capire come gli italiani abbiano perso la loro umanità, che invece è ancora presente negli immigrati (schematismo positivo che non convince, come tanti altri negativi visti altrove).

Comunque sia, un film assolutamente da vedere e da elogiare. Sperando che il pubblico sia d'accordo e riempia le sale...

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