La neve se ne frega, la recensione
Abbiamo recensito per voi La neve se ne frega, opera di Ligabue, Casali e Camuncoli
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Piaccia o no, Luciano Ligabue è una delle personalità di spicco dell'attuale panorama artistico italiano. Oltre ad aver firmato alcune delle pagine più belle della musica nostrana con dischi come Lambrusco coltelli rose & pop corn (1991) e Buon compleanno Elvis (1995), il rocker di Correggio ha diretto tre pellicole – Radiofreccia (1998), Da zero a dieci (2002) e il recente Made in Italy – e alcune opere letterarie, tra raccolte di poesie, racconti brevi e il romanzo La neve se frega. Quest’ultimo è stato oggetto di una trasposizione a fumetti scritta da Matteo Casali e disegnata da Giuseppe Camuncoli. Grazie al lavoro di Oscar Ink, che ha deciso di presentare con un nuovo formato la miniserie pubblicata originariamente nel 2008 da Panini Comics, abbiamo l'occasione di rivivere l’intensa epopea di DiFo e Natura.
Se a questo aspetto deterministico aggiungiamo che tutti vengono al mondo anziani per percorrere a ritroso il cammino della vita, il Piano Vidor sembra rappresentare il migliore dei futuri possibili. Eppure basta una piccolissima anomalia per mandare questo mondo in crisi, per generare un errore in grado di far crollare ogni cosa. Purtroppo, quell’errore è insito in Natura.
Attingendo a piene mani dal romanzo di George Orwell 1984 e dal racconto breve di Francis Scott Fitzgerald Il curioso caso di Benjamin Button, Ligabue crea un universo narrativo estremamente affascinante in cui emerge prepotente la centralità dell’amore. Senza perdere troppo tempo nello spiegare come il sistema si sia diffuso o quale tecnologia abbia permesso di invertire il naturale evolversi della vita, Casali catapulta il lettore al centro della vicenda, concentrandosi prevalentemente sui risvolti umani del racconto. Dopo aver familiarizzato con un mondo all’apparenza perfetto, ne vengono dunque evidenziate le tante criticità: il ribaltamento è operato al solo scopo di far emergere i punti deboli del Piano Vidor e l’importanza – oltre che la necessità – di sentimenti reali, magari dagli sviluppi imprevedibili ma autentici.
Per quanto si cerchi di controllare l’agire umano, studiarne i comportamenti e prevederne gli sviluppi, c’è sempre qualcosa che sfugge, imponderabile: l’amore, quel sentimento che supera ogni legge fisica e diagramma di flusso. Partendo da questo assunto, La neve se ne frega si rivela un racconto sì derivativo ma molto ben strutturato, avvincente nello sviluppo e straziante per la brutalità di alcune scelte operate dai protagonisti della storia. Nel finale, il notevole impianto narrativo raggiunge vette di lirismo davvero alte, in grado di scaldare il cuore del lettore con una prosa profonda e affatto scontata.
Al tavolo da disegno troviamo un Giuseppe Camuncoli molto ispirato, artefice di una prova di assoluto valore. Trattandosi di un racconto incentrato prettamente su vicende umane, l’artista reggiano ripone grande attenzione nell’espressività dei primi piani e, più in generale, nella recitazione dei personaggi. Il risultato è decisamente esaltante e contribuisce in maniera sostanziale a conferire fascino all'opera.
[gallery columns="1" size="large" ids="202826,202827,202828"]