La Mennulara, la recensione

Abbiamo recensito per voi La Mennulara, di Massimo Fenati e Simonetta Agnello Hornby

Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.


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Casa Alfallipe. Tempi moderni, ma indefinibili. Roccacolomba è un paesino fittizio di una Sicilia verissima, che si respira forte nelle pagine e nelle parole dei personaggi coinvolti. La Mennulara, la serva di casa da quando aveva tredici anni, che ha servito il capofamiglia, Orazio, fino alla morte e assistito la sua vedova ormai anziana, oltre ad aver cresciuto di fatto i loro tre figli, è morta. Tutti in paese la piangono come persona degna di rispetto. I tre Alfallipe, ricchi rampolli di antico lignaggio siculo, la disprezzavano, invece. Troppo autoritaria, troppo tradizionalista, quella contadina tutto sommato ignorante cui era stata affidata la loro formazione e che, ancora adesso, in quanto amministratrice unica del patrimonio di famiglia, li tiene in pugno con un testamento introvabile.

Per avere i loro soldi, i tre fratelli Alfallipe dovranno annunciare la morte della Mennulara in pompa magna, farle un funerale di pregio, come a una di famiglia, ottemperare per filo e per segno alle sue richieste. Un disonore, per i figli di una casata così rispettabile, fare tributo in questo modo così ufficiale a una serva, una donna inferiore. In un paesino di Sicilia, queste cose contano. Come fare? Cedere al ricatto di una donna morta e di basso rango per il vil denaro, oppure rinunciare a una potenziale fortuna? Questo dilemma è alla base di una trama intricata, piena di colpi di scena, di segreti sui personaggi e protagonisti della storia come di misteri che si dipanano negli eventi.

La Mennulara, in questa versione di Massimo Fenati realizzata in collaborazione con Simonetta Agnello Hornby, famosa scrittrice e autrice del racconto originale (uno dei suoi più famosi), è una saga familiare di grande respiro. La morte della serva, apparentemente infida e manipolatrice, diventa il pretesto per raccontare i segreti di un passato non necessariamente torbido, ma certamente diverso dalle apparenze. Tutti i protagonisti di questa storia, tanti, hanno qualcosa da nascondere o di cui vergognarsi. Con la morte di Maria Rosalia Inzerillo, questo il nome vero della serva, ognuno di loro sarà costretto a farsi un esame di coscienza, nel migliore dei casi, o a svelare il proprio volto, in un gioco di ribaltamenti di ruolo che abbraccia tutta la storia.

Proprio qui sta il fascino di questa lettura per nulla breve e decisamente soddisfacente, che mantiene il passo lento del suo originale letterario, traducendone con efficacia l'atmosfera. Come da tradizione delle grandi famiglie bene, le cose non stanno esattamente come sembrano. La Hornby e Fenati, di rimbalzo, sono abilissimi nel mostrarci l'ipocrisia di una certa Sicilia legata alle radici, a una grandezza nobiliare che non c'è più, a un concetto dell'onore e della rispettabilità tanto antichi quanto poco veritieri, che servono probabilmente a coprire d'oro e brillanti vite molto più comuni, banali e normali di quanto si vorrebbe. Difetti che sulla pubblica piazza non possono essere svelati, pena il buon nome della famiglia tutta.

C'è, ovviamente, molto di emotivo in questa storia fatta di intrecci, di amori non confessati, di rapporti che cambiano in base alle trame della vita, di affetti finti, abbandonati, ripresi, negati. E di passioni, più o meno alla luce del sole, poiché la passionalità è tanto un luogo comune quanto una realtà della Sicilia. Fenati è bravissimo, con il suo stile asciutto - che per certi versi ci ricorda un Altan d'altri tempi - a dare voce ai sentimenti di tutti i personaggi, che trovano concretizzazione nella mimica facciale. I tratti del volto sono ridotti all'osso, le linee chiarissime e immediatamente percepibili, il disegno mai troppo particolareggiato per dare forza agli occhi, alla bocca, ai volti. Lo specchio dell'anima di questa storia sono proprio le facce delle persone, che mostrano tutto lo spettro possibile dei sentimenti umani. Applausi a Fenati, che ha dato vita davvero a una narrazione per immagini potentissima, tutta raccolta attorno alle emozioni dei personaggi.

Il tutto sulla base di una vicenda davvero appassionante, a un intrigo tanto semplice quanto elaborato, frutto, ovviamente, del racconto della Agnello Hornby, in cui una donna è centrale, una donna dal carattere enigmatico e fortissimo, che si svela davanti ai nostri occhi e si rivela. Impariamo chi sia, pian piano, quando smettiamo di vederla con gli occhi degli altri. Un dettaglio di trama non banale, che ci ricorda l'importanza dell'autenticità e dell'onestà intellettuale. Mai giudicare dalle apparenze, soprattutto se ad esse si sovrappone la vox populi di una Sicilia da piccolo mondo antico, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti.

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