La matassa

Due cugini che non si vedevano da tempo, complice una lite familiare, si ritrovano. Prodotto a uso e consumo della coppia Ficarra & Picone: qualche risata, ma il cinema è un'altra cosa...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloLa matassaRegiaSalvatore Ficarra, Valentino Picone, Giambattista Avellino
Voci originali
Salvatore Ficarra, Valentino Picone, Mario Pupella, Claudio Gioé, Pino Caruso, Anna Safroncik

Uscita13 marzo 2009 

L'influenza dei film natalizi di De Sica e company si fa sentire anche in certi prodotti. Mi spiego. Ritengo che i vari 'Natale dove vi pare' siano diventati la foglia di fico del cinema comico italiano, quella che permette a ogni prodotto che non sia volgare come quel 'modello' di poter essere salutato come un "film garbato, senza eccessi" e che soprattutto non "utilizza volgarità per compiacere il pubblico". Francamente, sono cavolate, che vengono utilizzate per qualsiasi film che non sia De Sica (anche per Boldi, ormai, che si considera un attore con un pubblico di bambini). Ma se l'unico volgare è De Sica (ammesso e non concesso che sia vero) perché esaltiamo gli altri (Pieraccioni, Aldo, Giovanni e Giacomo, Salemme, ecc.) che non lo sono, facendo finta che ci sia un fronte di volgarità inaudito (ma mai ben delineato e sempre misterioso)? E se veramente questi artisti non sono mai volgari, perché le risate del pubblico arrivano sempre tutte, indiscutibilmente, quando escono fuori le parolacce? Mah.

In questo discorso, non sorprende che una pellicola come La matassa venga giudicata quasi raffinata, con una sceneggiatura e una regia di livello e le solite, 'tante risate garantite'. Peccato che, come spesso accade, sia veramente difficile scorgere tante belle qualità. Per onestà intellettuale, alcune cose vanno dette. La matassa è sicuramente superiore agli ultimi prodotti di Massimo Boldi, Vincenzo Salemme e Leonardo Pieraccioni. La regia (si presume più di Giambattista Avellino che dei due comici, che comunque sono segnalati nei credits come corealizzatori) è di livello accettabile, almeno rispetto alla 'concorrenza'. E qualche sana risata il buon Salvatore Ficarra la suscita.

Detto questo, ci si chiede come mai certi critici (soprattutto i quotidianisti), che nella vita non devono fare altro che giudicare i film in base alla propria esperienza e a un bagaglio culturale che sia possibilmente vasto, possano non notare i tanti difetti estremi di un film del genere. Iniziamo da quello più evidente, Valentino Picone. Che, semplicemente, è il peggior attore comico tra quelli più importanti e di successo in Italia. Per carità, con il cabaret le cose funzioneranno, ma il cinema è un'altra cosa e non basta certo stamparsi in faccia un sorriso da maniaco o corruggare la fronte per mostrare delle doti interpretative.

E che dire della trama? Certo, non è che tutte le farse di questo genere debbano essere al livello di complessità di una sceneggiatura di William Goldman. Tuttavia, giocare un film di novanta minuti completamente su un 2-3 idee, peraltro non brillantissime (il modello Johnny Stecchino è chiaramente presente in diversi momenti), non porta certo a gridare al miracolo. Emblematica una gag infinita (dura più di cinque minuti) nell'ultimo atto della pellicola, chiaramente un modo per allungare il brodo rispetto a un film che sostanzialmente ha materiale sufficiente per durare solo un'ora. E che dire della voce off del prete, un commento fastidiosissimo e banale che qualsiasi esperto di cinema dovrebbe bollare come sbagliato senza se e senza ma?

Alla fine, chi scrive si trova quasi portato a difendere Christian De Sica e Neri Parenti. Che venderanno materiale rozzo e discutibile da decenni. Ma che almeno non spacciano le loro pietanze da quattro soldi per raffinato caviale iraniano...

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