La Madre, la recensione

Guillermo Del Toro continua a confermare la sua abilità nello scegliere e curare progetti con quest'horror tra i più sofisticati della stagione...

Critico e giornalista cinematografico


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La madre ha un'idea immediatamente vincente e non riguarda (una volta tanto) la componente di paura, quanto quella di racconto: prendere Jessica Chastain e renderla irriconoscibile con un look agli antipodi rispetto a quello cui siamo abituati, trasandato, scuro e poco femminile, decidendo di conseguenza di giocare tutto il film sul suo corpo.

La storia gira intorno a due madri, una è la matrice horror, il demone che agisce come una madre, l'altra è Jessica Chastain, che si ritrova suo malgrado a fare da mammina a due bambine che non conosce, non sono sue e non vorrebbe. In questo doppio movimento (una madre demoniaca vuole a tutti i costi le bambine ed è pronta ad uccidere e un'altra che non desidera esserlo le deve tenere e proteggere) sta l'ossatura portante del film, quella sulla quale innestare i momenti di terrore.

La madre dunque non è un film horror puro, di quelli che basano sulla genesi e la lotta al male il proprio senso ma un film che usa il quadro del cinema di paura per raccontare un personaggio e il suo lento mutamento attraverso la paura e la nascita interiore di un sentimento materno che pareva impensabile.

Nonostante le molte ed azzeccate idee di Muschietti per un film che sa mettere paura in maniera non eccessiva ma onesta, sarebbe davvero ingiusto non riconoscere a Jessica Chastain il merito di aver donato al suo personaggio ulteriori livelli di empatia, attraverso le piccole sfumature che rendono ogni accenno una sottotrama, ogni gesto il possibile inizio di un altro film che non vedremo mai. Con il caschetto nero e i tatuaggi l'attrice parte da un estremo per arrivare all'altro, ma nel compiere questo percorso invece che maturare un sentimento sembra trovare un altro corpo.

E dire invece che l'impresa di Muschietti pareva impossibile: adattare a un lungometraggio il suo corto in quasi unico pianosequenza che aveva impressionato Del Toro spingendolo a produrre la versione lunga.

L'idea alla base del corto si trova uguale nel film completo (e così anche la sua scena chiave) ma il film completo più che essere una versione lunga di quella suggestione, gira dalle parti poco convenzionali dell'horror non americano, quello che non nasconde niente e che invece di celare l'elemento di paura gli regala inediti primi piani senza rinunciare al senso di terrore.

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