La Madre, la recensione
Guillermo Del Toro continua a confermare la sua abilità nello scegliere e curare progetti con quest'horror tra i più sofisticati della stagione...
La madre ha un'idea immediatamente vincente e non riguarda (una volta tanto) la componente di paura, quanto quella di racconto: prendere Jessica Chastain e renderla irriconoscibile con un look agli antipodi rispetto a quello cui siamo abituati, trasandato, scuro e poco femminile, decidendo di conseguenza di giocare tutto il film sul suo corpo.
La madre dunque non è un film horror puro, di quelli che basano sulla genesi e la lotta al male il proprio senso ma un film che usa il quadro del cinema di paura per raccontare un personaggio e il suo lento mutamento attraverso la paura e la nascita interiore di un sentimento materno che pareva impensabile.
E dire invece che l'impresa di Muschietti pareva impossibile: adattare a un lungometraggio il suo corto in quasi unico pianosequenza che aveva impressionato Del Toro spingendolo a produrre la versione lunga.
L'idea alla base del corto si trova uguale nel film completo (e così anche la sua scena chiave) ma il film completo più che essere una versione lunga di quella suggestione, gira dalle parti poco convenzionali dell'horror non americano, quello che non nasconde niente e che invece di celare l'elemento di paura gli regala inediti primi piani senza rinunciare al senso di terrore.