La legge di Lidia Poët (stagione 2), la recensione: lotte sociali, amori e indagini coinvolgono e intrattengono
La serie La legge di Lidia Poët ritorna su Netflix con gli episodi della stagione 2 e si conferma come un prodotto di qualità rivolto al pubblico internazionale
La legge di Lidia Poët torna con gli episodi della stagione 2 e la serie con Matilda De Angelis si conferma come un prodotto ben ideato e confezionato per proporsi a un pubblico internazionale offrendo una storia in equilibrio tra tematiche sociali e intrecci sentimentali.
Cosa racconterà la stagione 2
La storia riprende con Lidia dopo il divieto di fare l'avvocato. La giovane ha quindi deciso di provare a far cambiare la legge e lottare per far ottenere alle donne diritti che vengono negati in modo ingiusto. Ad aiutarla nelle sue battaglie è il fratello Enrico (Pier Luigi Pasino), che viene convinto a candidarsi in Parlamento.
La ragazza si ritroverà quindi a gestire ciò che prova per l'ex e per il procuratore Fourneau (Gianmarco Saurino), che la tratta come sua pari.
A casa Poët, inoltre, si dovrà fare i conti con la situazione sentimentale di Marianna (Sinéad Thornhill), indecisa tra passato e futuro.
Il lavoro compiuto dagli sceneggiatori Flaminia Gressi, Guido Iuculano e Davide Orsini è particolarmente efficace nello sviluppo dei personaggi nel corso della stagione. Il piccolo salto temporale compiuto rispetto al momento in cui si era interrotta la narrazione contribuisce a creare un leggero senso di curiosità nel tentativo di capire i tasselli mancanti della storia di Lidia e Jacopo, ma anche di quella di Marianna e della comunità che circonda la protagonista.
Delle interpretazioni convincenti
Il cast guidato da Matilda De Angelis è convincente e ormai ben calato nei rispettivi ruoli, trovando il giusto approccio in cui gli elementi drammatici e seri non fanno mai perdere una certa brillantezza e leggerezza nell'interpretazione. A distinguersi, inoltre, sono Pier Luigi Pasino con il suo Enrico messo spesso in difficoltà dalla sorella e dalle donne della sua vita, e Sinéad Thornhill che tratteggia con delicatezza e freschezza la parte di una ragazza che prova a capire il proprio posto nel mondo e le proprie aspirazioni in un mondo in cui nascere femmina è ancora un difetto.
Un ottimo lavoro in fase di scrittura
La struttura della serie, che propone casi singoli che si concludono in ogni episodio e la trama orizzontale che porta avanti le questioni personali e sociali, oltre a un mistero più complesso, è curata e gestita senza particolari intoppi anche dal punto di vista dello spazio a disposizione nelle varie puntate.
La regia di Matteo Rovere, Letizia Lamartire, Pippo Mezzapesa valorizza particolarmente bene il lavoro compiuto dagli interpreti nel dare vita a personaggi immersi nel passato e al tempo stesso in linea con le esperienze e la sensibilità contemporanee. Le lotte di Lidia per la propria indipendenza e i diritti delle donne, seppur radicate nella storia italiana, non appaiano troppo distanti dalle difficoltà affrontate nel mondo contemporaneo e la presenza di personaggi dall'approccio diverso alla realtà quotidiana tratteggiano con efficacia i diversi approcci che si possono avere di fronte alle avversità, da chi asseconda gli schemi imposti dalla società a chi cerca di scardinarli.
La famiglia Poët compie così un'evoluzione particolarmente significativa grazie alla presenza di Lidia dando vita a una dinamica, rispetto alla prima stagione, in continua evoluzione che permette di parlare di rapporti genitori-figli e del passaggio all'età adulta mostrando personaggi maggiormente consapevoli e attenti alle esigenze di tutti. La figura di Enrico, in particolare, regala un ritratto incisivo di come si possa imparare e ammettere i propri errori, ma senza mai perdere una certa leggerezza e comicità legate al suo essere spesso "vittima" della determinazione della sorella.
Un risultato convincente
Come accade quasi in ogni serie, in La legge di Lidia Poët non può mancare un triangolo sentimentale. La serie italiana sembra sfruttare il classico contrasto tra ragione e sentimento nel mostrare Lidia divisa tra Jacopo e Fourneau. Nonostante la mancanza di spunti realmente originali, con l'eccezione forse della situazione personale del procuratore, è facile rimanere coinvolti nelle vicissitudini dei tre personaggi.
La visione scorre così rapida e piacevole e la serie, quasi una versione più adulta e in salsa italiana delle avventure di Enola Holmes, si conferma come una proposta in grado di distinguersi all'interno del ricco, e internazionale, catalogo seriale di Netflix.