La Guerra dei Regni: New Agents of Atlas, la recensione

New Agents of Atlas non incide, complice una mancanza di profondità nella scrittura e una componente artistica anonima

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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War of the Realms: New Agents of Atlas, anteprima 01

La Guerra dei Regni è il megaevento che sta sconvolgendo l’Universo Marvel. Oltre che dalla storia principale, scritta da Jason Aaron (Avengers) e disegnata da Russell Dauterman (Mighty Thor), l’invasione dell’esercito dei Nove Regni guidato da Malekith viene raccontata tra le pagine dei vari tie-in, tra cui War of the Realms: New Agents of Atlas.

Nella storia di Greg Pak (Incredible Hulk) siamo in Asia, continente finito nelle mire di Sindr, figlia di Surtur e regina immortale di Muspelheim. Al centro dell’avventura troviamo Amadeus Cho - alias Brawn - Shang-Chi, Silk e lo storico leader degli Agenti dell’Atlas, Jimmy Woo. A questo gruppo di eroi si aggiungono super eroi locali quali WaveAeroSword MasterLuna Snow, Volpe Bianca, Crescent e l’orso evocato dalla sua maschera, Io, e il Re Scimmia.

Pescando da ogni parte del continente, lo scrittore americano mette insieme un gruppo decisamente sui generis. Come spesso capita in situazioni del genere, la casualità è la scintilla che mette in moto gli eventi; una volta avviati, però, c’è bisogno che ognuna delle figure coinvolte metta da parte il proprio individualismo per raggiungere l’obiettivo comune.

Le incomprensioni tra i vari membri e un po’ di goffaggine nell’operare all’unisono generano siparietti divertenti, e l’idea di far nascere una squadra di super eroi asiatici e asioamericani permette di portare alla ribalta volti legati alla propria territorialità. Con grande rammarico, però, dobbiamo constatare che il risultato finale tradisce le aspettative.

"Ben presto, le dinamiche di gruppo risultano ridondanti e lo sviluppo della trama si rivela banale."Il problema principale nasce dalla gestione di un team così ampio: focalizzare l’attenzione su personalità così disparate non permette a Pak di conferire la giusta profondità alla miniserie. Se da un lato personaggi come Brawn o Silk hanno una caratterizzazione ben definita e nota ai lettori, dall’altro la mancanza di una costruzione psicologica penalizza i nuovi arrivati, che non riescono a catturare il nostro interesse al di là della ricercatezza del loro design.

La miniserie scorre senza particolari sussulti o trovate sorprendenti: ben presto, le dinamiche di gruppo risultano ridondanti e lo sviluppo della trama si rivela banale. Il fulcro di New Agents of Atlas doveva essere rappresentato da Amadeus Cho, alla ricerca di nuova dimensione e “costretto” ad assumere il ruolo di leader: ebbene, tutto questo viene solo sfiorato, cosa che non porta ad alcuna evoluzione del personaggio. Inoltre, la figura del villain appare priva di tridimensionalità, quasi in maniera macchiettistica se paragonata a Malekith.

La scarsa incisività di Pak viene replicata da Gang-Hyuk Lim (Infinity Countdown: Darkhawk) al tavolo da disegno. Anche in questo caso, lo stile sintetico dell’artista non presenta guizzi che possano risollevare le sorti del brossurato; seppure priva di errori formali, la prova di Lim non incide dal punto di vista emotivo.

Se Avengers: Strikeforce è un tie-in di La Guerra dei Regni da avere, visto l’ottimo lavoro in fase di scrittura e una componente artistica da urlo, questo volume non aggiunge davvero nulla alla narrazione dell’evento, risultando il classico evitabile inserto di un grande evento.

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