La furia dei titani, la recensione

Con molta più onestà nel proporre un film di miti greci riadattati senza pietà all'immaginario moderno, la Furia è migliore dello Scontro tra titani. Il 3D invece è sempre quello...

Critico e giornalista cinematografico


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Con una rivoluzione sostanziale nella troupe e una molto meno sensibile nel cast (scompare Gemma Arterton e Rosamund Pike sostituisce Alexa Davalos come Andromeda) La Furia dei titani cerca di far dimenticare Scontro tra titani.

Liebesman è cineasta molto più coerente e consapevole delle proprie possibilità rispetto a Louis Leterrier (vedasi World Invasion, noioso e retorico ma impeccabile nell'esecuzione) ed è subito evidente. La Furia dei titani è un film d'azione diretto con piglio tecnico, dai dialoghi mediamente banali ma poco influenti e poco pretenziosi, che mira a intrattenere nella maniera più diretta e semplice. E per ampi tratti ci riesce.

Certo, bisogna partire dal presupposto che il film non ha la minima intenzione di seguire i veri miti greci ma usare solo nomi e qualche caratteristica, troppo nota per essere trascurata, al fine di raccontare il mito americano con i costumi e i sandali di quello greco. Ne è esempio evidente come nel primo scontro demoniaco (quello nel villaggio) inquadrature e creatura siano prese a piene mani dall'immaginario di Dragon Trainer.

La dimensione visiva è ancora una volta un misto tra i gigantismi della serie di videogiochi God of War e una visione più sabbiosa e sporca del mestiere dell'eroe, rappresentazione metaforica ideale per il leitmotiv del film, ovvero il fatto che un semidio, diviso tra spirito divino e sostanza mortale, sia migliore di un dio, proprio per la sua parte umana. La fallacità e la follia comandata dai sentimenti come segno di superiorità. Mah...

Il senso di divertimento è inoltre acuito dall'idea che La furia dei titani sia un film immerso nel tessuto moderno, che è conscio di quanto accaduto con i suoi due predecessori. Ne prende in giro ridicolaggini (ancora il gufo meccanico della versione 1981) e ne sfrutta meme ricorrenti (il "liberate il Kraken"), per riderne con il pubblico, in un senso di comunanza e comunità che non solo non è frequente al cinema ma risulta appropriato al genere di film.

E' semmai il 3D la vera delusione e non perchè non si sia abituati a film dalla stereoscopia quasi inesistente, quanto perchè Scontro tra titani era stato da subito bollato come il film simbolo del 3D truffaldino, inutile, fatto al risparmio e di fatto inconcludente. Era dunque lecito aspettarsi da La furia dei titani qualcosa di più impressionante e professionale. Invece, escluso qualche pop-out pretestuoso (che sembra messo proprio a "dimostrare" che stavolta c'è profondità), siamo dalle medesime parti. Le scene sono divise al massimo in un paio di piani (vicino e lontano), senza un senso della distanza o una pianificazione delle inquadrature che favoriscano la prospettiva, anche perchè il film è stato ancora una volta riconvertito.

La verità è probabilmente la più semplice di tutte, ovvero che delle proteste e delle polemiche di quella minoranza (rispetto al totale del pubblico pagante) che aveva trovato inaccettabile la profondità del film precedente, ai piani alti non interessa niente.

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