La Fantastica Signora Maisel (stagione 5), la recensione

La fantastica signora Maisel dice addio ai suoi fan con una stagione 5 che, tra alti e bassi, ha concluso in modo soddisfacente la storia

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Spoiler Alert

La recensione della stagione 5 di La Fantastica Signora Maisel, l'ultima della serie, disponibile su Prime Video

I nove episodi della quinta stagione della serie La Fantastica Signora Maisel hanno condotto al suo epilogo il racconto ideato da Amy Sherman-Palladino e Daniel Palladino non senza qualche passo falso e passaggio a vuoto nella narrazione, ma arrivando a un addio soddisfacente che conferma il progetto come uno dei migliori proposti sugli schermi, tradizionali e in streaming, negli ultimi anni.
Nonostante un racconto con fin troppi salti temporali, le battute finali dello show ricordano l'indubbia qualità del lavoro compiuto in tutte le fasi della realizzazione del progetto.

Un ultimo capitolo all'insegna della ricerca della fama

La storia di Midge (Rachel Brosnahan), nell'ultima stagione, ha mostrato la protagonista alle prese con il tentativo di ottenere la sua grande occasione nel campo della comicità grazie a un lavoro tra gli autori dello show condotto da Gordon Ford (Reid Scott). La sua speranza di apparire come ospite sul piccolo schermo sembra però davvero vana mentre si trova alle prese con la quotidianità sul posto di lavoro all'interno di un team di soli uomini. Susie (Alex Borstein), nel frattempo, inizia ad avere le prime soddisfazioni professionali come agente, ma deve fare i conti con il proprio passato. Joel (Michael Zegen) ritorna single dopo la fine della sua relazione con Mei (Stephanie Hsu) e affronta problemi personali e professionali. Moishe (Kevin Pollak) e Shirley (Caroline Aaron) hanno una crisi personale che potrebbe spingerli a dividersi, Rose (Marin Hinkle) cerca di trovare il suo posto nel mondo organizzando matrimoni combinati, Abe (Tony Shalhoub) prosegue la sua carriera come giornalista in un quotidiano locale, Zelda (Matilda Szydagis) ottiene il suo lieto fine, e Lenny Bruce (Luke Kirby) vive nuovi momenti che segnano la sua vita e la sua carriera.

Un'ultima stagione all'insegna di alti e bassi

Uno dei problemi della serie nel corso degli anni è stato il continuo tornare al punto di partenza dei protagonisti dopo un'evoluzione che sembrava destinata a portare a un cambiamento significativo. Stagione dopo stagione, tuttavia, Midge è sembrata sempre sul punto di raggiungere i suoi obiettivi per poi essere riportata in qualche modo al punto di partenza, collezionando rifiuti, compiendo errori, e ritornando a vecchi amori.
L'ultima stagione ha però proposto dei salti temporali che hanno permesso di avere la certezza che quel successo tanto agognato è stato raggiunto, lasciando quindi in sospeso solo il come, condividendo inoltre qualche dettaglio di quanto accaduto nei decenni successivi, svelando amori interrotti poco prima di saltare sull'altare, legami indissolubili nonostante le mura di un carcere poste a ostacolare possibili ritorni di fiamma, un'amicizia che sembrava indissolubile giunta al punto di rottura, figli distanti e genitori a cui bisogna dire addio.
In otto puntate si sono così introdotti nuovi elementi narrativi poi abbandonati a se stessi, come accaduto con la versione adulta dei figli di Midge, e al tempo stesso si è compiuta una corsa contro il tempo per chiudere il più gran numero di storie rimaste in sospeso, come accaduto ad esempio con il personaggio di Milo Ventimiglia e, ancor peggio, con Mei la cui storia, in precedenza apparentemente destinata ad avere un ruolo centrale nel racconto, è stata liquidata in modo sbrigativo. Il risultato non è sempre stato all'altezza delle (grandi) aspettative della vigilia. Con un numero così limitato di episodi a disposizione, ci si sarebbe forse potuti aspettare un susseguirsi di eventi con meno deviazioni fini a se stesse come un musical "promozionale" o flash forward. Amy Sherman-Palladino e Daniel Palladino sembrano quasi aver voluto impedire che gli spettatori fossero lasciati liberi di immaginare il futuro della carriera e della vita di Midge, mettendo così in chiaro i successi e i fallimenti, come madre e amica. Una scelta, quella presa, sicuramente utile per dare spessore e forma al messaggio che si voleva trasmettere nella stagione finale ma, al tempo stesso, non del tutto necessaria, considerando inoltre che lo sguardo al futuro ha introdotto ulteriori punti interrogativi come quelli legati alla storia di Joel e dei figli da adulti. Difficile poi capire realmente la necessità di mostrare Midge mentre si occupa di Rose, facendone intendere la possibile malattia e probabile imminente morte, se poi questo potenziale momento chiave drammatico nella vita della protagonista non viene mai affrontato e mostrato.
L'unico vero salto temporale in grado di lasciare realmente soddisfatti è stato quello negli anni '90 per raccontare la storia di Susie grazie a un mix ben calibrato di emozioni, risate e guest star.

Un ritorno alle origini

Il finale della serie, Quattro minuti, ritrova però tutto il suo splendore chiudendo il cerchio in modo brillante ricollegandosi, anche grazie al sempre intelligente uso della musica (in questo caso grazie alla cover di Girls talk interpretata da Tegan and Sara sui titoli di coda), al pilot. La puntata celebra tutto ciò che ha reso La fantastica signora Maisel una delle migliori serie degli ultimi anni: dagli splendidi costumi alle performance sincere ed esilaranti di Midge sul palco, passando per i problemi in famiglia e le riflessioni sulla condizione della donna negli anni '60 che, purtroppo, rimangono ancora attuali, conducendo rapidamente verso una malinconica riflessione sulla fama e una celebrazione dell'amicizia.
L'episodio non è comunque privo di difetti: i Palladino sembrano aver avuto problemi con la storia di Joel, passato da muoversi in modo parallelo all'ex moglie al rimanere costantemente nella sua ombra; Rose è diventata progressivamente una presenza fin troppo distante dalla realtà e nemmeno il suo emozionante riavvicinamento alla figlia toglie l'impressione che dopo la trasferta a Parigi e l'inizio della sua attività non si sia trovato un modo per farle compiere dei passi in avanti; Moishe e Shirley restano due personaggi totalmente secondari dal grande potenziale inespresso; e la grande occasione della protagonista, ricordandone le esperienze passate in televisione e in tour, sembra più che altro un ritorno ai momenti di popolarità ottenuti in precedenza.
Mettendo da parte le perplessità, la puntata ha comunque avuto il gran merito di sfruttare il talento di tutti i propri interpreti e aver posto di nuovo al centro gli elementi che l'hanno resa così popolare. Tony Shalhoub e Marin Hinkle hanno avuto il proprio momento per far ridere ed emozionare nel rappresentare due genitori finalmente fieri e consapevoli del valore della propria figlia, Kevin Pollak e Caroline Aaron hanno regalato qualche risata con la loro scena nella doccia, Reid Scott ha dato spessore a Gordon Ford mostrandone finalmente le sfumature del carattere, Alex Borstein è passata dai momenti di introspezione ad attimi esilaranti, e Rachel Brosnahan ha di nuovo dato a Midge quel mix di vulnerabilità e determinazione che l'avevano resa una beniamina del pubblico.
Una menzione a parte è necessaria per la performance sempre impeccabile Luke Kirby nel ruolo di Lenny Bruce, in grado di portare in scena il dramma di un genio sconfitto dalle proprie dipendenze e debolezze e al tempo stesso la capacità di essere un alleato e sostegno prezioso, in grado di notare il valore di Midge e spingerla a lottare per dimostrarlo. La decisione di non mostrare la morte del comico, ma di ritrarlo qualche mese prima ormai con una carriera totalmente in declino è stata una delle migliori prese dai Palladino, riuscendo a straziare gli spettatori al punto giusto e regalandogli comunque un'uscita di scena che non mette in secondo piano il suo ruolo chiave nella storia di Midge.

Un addio malinconico

La fantastica signora Maisel saluta così i suoi fan ritornando agli elementi che hanno attirato l'attenzione del pubblico nel pilot. La tagliente critica al modo in cui la società tratta le donne è di nuovo presente, tra la triste consapevolezza che c'è una certa immagine da rispettare, come dimostrano le battute tagliate perché le madri non dovrebbero parlare negativamente dei figli e l'essere messe costantemente in un angolo, non solo in senso metaforico. Il nuovo momento di gloria di Midge è così il riassunto perfetto di una realtà, non solo degli anni '60, in cui il talento femminile rischia di essere sprecato a causa di pregiudizi e convenzioni sociali. Dal monologo in cui si ricorda il tradimento subito dal marito alla ricerca della fama, alla continua necessità di andare contro le regole anche solo per avere una possibilità che un uomo potrebbe ottenere con meno fatica, fino agli ultimi minuti in cui si celebra il potere dell'amicizia, l'episodio finale della serie non esita a mettere al centro una critica ai continui ostacoli legati al genere e l'importanza di poter contare su qualcuno in grado di riconoscere il talento e che possiede la volontà e la capacità di sostenerlo e valorizzarlo. Per cinque stagioni si è infatti assistito alla continua lotta di Midge per vedere riconosciuto il proprio valore, in famiglia e nella sua professione, e il suo ultimo monologo è un modo efficace per invitare chi si trova in una situazione simile a non perdere le speranze, pur ribadendo che senza una Susie, e un Lenny Bruce, nella sua vita, la protagonista non avrebbe forse mai mantenuto la forza d'animo e la determinazione necessarie a non arrendersi di fronte alle tante difficoltà. Il salto temporale con cui si conclude la storia è infine un modo agrodolce per salutare i propri spettatori: la vita di Midge l'ha portata a raggiungere i propri obiettivi, ha avuto una vita memorabile ricordata dalle tante foto accanto ad amori e celebrità, ha ottenuto la fama e un'indipendenza economica rare per una donna della sua epoca, ma accanto a lei non c'è nessuno, una tavola è imbandita per ospiti assenti, la sua residenza è sontuosa ma priva di quel calore umano e caotico in cui l'abbiamo vista quando conviveva con i genitori e i figli, l'agenda va riempita costantemente di impegni e l'unico punto fisso è rimasto il suo legame, anche se a distanza di molti chilometri, con Susie. L'addio della serie è tra le risate di due amiche che hanno condiviso gioie e dolori, conoscendosi ormai alla perfezione, ma l'addio ai fan è con un lieto fine non privo di un lato oscuro, una celebrazione che non nega la sofferenza e rende omaggio a chi ce l'ha fatta, ma non dimentica chi non ha trovato la propria Susie e ha visto spegnersi il proprio talento, quasi sicuramente in modo più banale e meno drammatico rispetto a Lenny Bruce. In questa ottica all'insegna dei contrasti non poteva quindi esserci una canzone migliore rispetto a Girls Talk per accompagnare la carrellata delle location che hanno fatto da sfondo alle disavventure di Midge Maisel, con il suo leggero sarcasmo e i tanti doppi sensi.
Dopo cinque stagioni è comunque davvero difficile dire addio al mondo creato da Amy Sherman-Palladino, confezionato con attenzione dal punto di vista visivo e narrativo, e sarà interessante scoprire se il prossimo progetto, con cui ritornerà nel mondo della danza dopo Bunheads, riuscirà a ottenere la stessa attenzione e popolarità.

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