La Fabbrica dei Corpi, la recensione
La Fabbrica dei Corpi è un avvincente viaggio nella storia delle amputazioni e nel mondo delle protesi
Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.
La francese Héloïse Chochois decide di percorrere un sentiero apparentemente meno coinvolgente concentrandosi sull'aspetto espositivo. Il protagonista non ha nome, segnale del disinteresse da parte dell'autrice nel costruire una caratterizzazione attorno a lui, preferendo farne un avatar, un contenitore vuoto che il lettore può riempire immaginandosi nella situazione. Qualche pagina di serenità quotidiana, e il protagonista ha un incidente che gli sconvolge la vita, risvegliandosi in un letto d'ospedale privo di un braccio; pochi minuti dopo quest'amara scoperta, incontra Ambroise Paré, chirurgo responsabile dei principali traguardi della modificazione anatomica e padre della medicina prostetica. Questa visione onirica lo accompagnerà come un novello Virgilio nel mondo delle amputazioni, illustrandogli passato, presente e futuro.
È sorprendente, in questi rapidi passaggi, trovare anche una piccola vignetta in grado di commuovere; come l'immagine del giovane seduto di fianco alla sua ragazza, come due fratelli siamesi, per impugnare con due mani il joypad e fare una partita ai videogiochi. E anche se sembra che l'autrice non abbia investito troppo tempo nel farci empatizzare con il protagonista, ci ritroviamo a osservare con lui le Paraolimpiadi, venendo travolti da un'ondata di speranza.
Sono volumi come questo a risvegliare il piacere dell'apprendimento, in questo caso in merito a un argomento al quale è lecito pensare di non essere granché interessati; invece, alla fine della lettura di La Fabbrica dei Corpi, ci si sente felici di saperne di più.