La dittatura immaginaria, la recensione

Ne La dittatura immaginaria Zerocalcare fa un'analisi del fenomeno lucida e in grado di parlare a un pubblico trasversale

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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A dieci mesi dal suo ultimo fumetto per Internazionale, Zerocalcare ha realizzato un'altra storia breve per il settimanale d'informazione. Ne La dittatura immaginaria l'autore romano non si cimenta con un'inchiesta di graphic journalism, ma espone la sua tesi su uno degli argomenti più caldi e controversi degli ultimi mesi: il politicamente corretto. Secondo il vocabolario, questo termine ha un significato preciso:

Politicamente corretto - atteggiamento di rispetto nei riguardi dei diritti delle minoranze e dei gruppi socialmente più deboli.

Una definizione simile si presta a pochi contraddittori, se non da parte di chi ha un'intolleranza verso il diverso, ma come è già successo per altri termini entrati a far parte in modo rapido della nostra consuetudine (basti pensare a flashmob o smart work), l'estrema diffusione ha portato a un abuso, annacquandone il significato o addirittura snaturandolo. I soggetti del dibattito politico che vogliono estremizzare una determinata ideologia hanno iniziato a tirare in ballo il politicamente corretto in situazioni dove c'entra ben poco; le discussioni polarizzate sui social network hanno contribuito a diffondere questa visione e per molte persone oggi è una minaccia alla libertà di espressione. Paradossalmente, qualcosa che si trova quasi agli antipodi rispetto al suo significato originario.

Con questa storia Zerocalcare quindi si infila a capofitto in un ginepraio, consapevole di quanto un argomento simile possa essere divisivo di questi tempi, ma comunque determinato a esporre la sua tesi sulla cancel culture.

Cancel culture - Una forma di boicottaggio che mira a escludere dal consesso pubblico chi promuove o adotta comportamenti discriminatori o offensivi (o ritenuti tali secondo i parametri del dibattito USA sulla diversità e l'inclusività.

"Zerocalcare fa un'analisi del fenomeno lucida e in grado di parlare a un pubblico trasversale"Essendo un argomento ampio, l'autore romano suddivide il suo discorso in dieci punti, così da ordinare in paragrafi l'esposizione, uno stratagemma da lui già adottato in passato. Il tema viene trattato con il tono da uomo della strada che caratterizza Zerocalcare, schietto ma ragionato, coinvolgimento come di consueto buffi personaggi della cultura pop, tra sorpresine Kinder e mascotte degli anime.

Va apprezzato il tentativo di seminare in poche pagine così tanti spunti, anche se così facendo questi non riescono a trovare qui una conclusione, ma rimane essere un ottimo punto di partenza per stimolare riflessioni, individuali e collettive. Si va dall'allargamento del lessico per cercare di costruire un linguaggio inclusivo alle responsabilità di chi scrive per professione, dall'importanza del confronto alla graduale scomparsa del sano conflitto nella scena politica.

Come avviene spesso, anche in questo caso Zerocalcare fa un'analisi del fenomeno lucida e in grado di parlare a un pubblico trasversale: l'argomento viene trattato con una voce dalla forte identità, che ormai conosciamo bene, in grado di strappare più di una risata e gettare le basi per un approccio ragionato alla questione. Va riconosciuto che in alcuni casi il fumettista apre parentesi che non vengono chiuse e accenna divagazioni in modo fin troppo rapido, ma è un difetto al quale era difficile sfuggire considerando la mole di argomenti tirati in ballo.

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