La Direttrice (prima stagione): la recensione

La Direttrice è una sottile e divertente disamina del sistema educativo americano, che viene messo alla sbarra con delicatezza e sagacia

Condividi
La Direttrice (The Chair), la nuova dramedy di Netflix creata da Amanda Peet e Annie Wyman, è una piacevole sorpresa da molti punti di vista per il servizio streaming, non solo perché è composta da soli 6 episodi della snella durata di circa mezz'ora l'uno, ma soprattutto perché è ambientata nello sfruttatissimo mondo accademico americano. Ma invece di essere l'ennesimo prodotto per adolescenti, è incentrato sul corpo docenti ed in particolare sulla sua protagonista, la Dottoressa Ji-Yoon Kim (Sandra Oh), la prima donna nonché coreana-americana, ad essere eletta Direttrice del Dipartimento di Inglese dell'immaginaria, ma prestigiosa, Pembroke University.

Lo show è una sottile e divertente disamina del sistema educativo americano, osservato speciale in questa serie, che non dimentica però l'importanza di creare una connessione emotiva con i suoi personaggi, di cui permette di apprendere anche le vice personali. Al centro della narrazione troviamo in particolare, oltre a Ji-Yoon, anche la figlia adottiva Ju-Hee (Everly Carganilla), una bambina particolarmente intelligente, ma con seri problemi comportamentali, ed il migliore amico della protagonista, nonché potenziale interesse sentimentale, Bill Dobson (Jay Duplass), ex Direttore di facoltà che ha rinunciato al suo ruolo in seguito alla prematura scomparsa dell'amata moglie.

Galleria

Tocca un'immagine per scorrere la galleria

Per essere composta da soli 6 episodi di così breve durata, La Direttrice riesce a coprire diversi argomenti di un certo spessore: dal sessismo e latente razzismo che si respirano all'interno di istituzioni di un certo rilievo come quelle universitarie, per passare alla crisi dell'insegnamento e ad una non troppo velata critica alla cancel culture, un problema che viene affrontato quando Bill mette a repentaglio la sua e la carriera di Ji-Yoon dopo che un incauto gesto fatto durante una lezione viene decontestualizzato e condiviso sui social dai suoi studenti, creando un grosso scandalo che minaccia la posizione della nuova direttrice e l'immagine stessa dell'università.

Nonostante la soddisfazione della protagonista per essere riuscita a ricoprire un ruolo al quale aveva sempre anelato, la sua speranza di poter apportare un concreto cambiamento all'interno dell'università si scontrerà con il dubbio che il Preside (David Morse), che ha persino difficoltà a pronunciare in maniera corretta il suo nome, l'abbia scelta solo per scaricarle addosso una serie di problemi senza soluzioni il che, per buona pace delle pari opportunità, convince Ji-Yoon di aver ricevuto il suo incarico solo allo scopo di fallire e diventare il capro espiatorio di anni di cattiva amministrazione.

Uno dei primi compiti che le viene affidato, infatti, è quello di liberarsi degli insegnanti più anziani della facoltà, tre cariatidi senza alcun controllo del proprio apparato digerente, che rifiutano di adeguarsi a qualsiasi cambiamento, così come resistono all'idea di lasciare la propria posizione e le cui lezioni sono sostanzialmente ignorate da tutti studenti, costituendo un'enorme perdita economica per l'università.

Nonostante i tre personaggi, guidati dalla Dottoressa Joan Hambling, interpretata dalla brillante Holland Taylor (che dovrà a sua volta combattere una divertente e personalissima battaglia contro la discriminazione sessuale) siano la rappresentazione di tutto ciò che non funzioni all'interno della Pembroke, gli autori tratteranno persino questi personaggi con inusuale delicatezza, cercando sempre di proporre un equilibrato punto di vista che coinvolga anche i sentimenti di persone che hanno fatto la fortuna e la storia dell'Istituto e si sentono improvvisamente minacciati da un sistema al quale sentono di non appartenere più.

Se i tre professori sono il passato, la giovane Dottoressa Yaz McKay (Nana Mensah) rappresenta il futuro: adorata dai suoi ragazzi, ma costretta a subire le cattiverie di un collega più anziano che le viene affiancato e che la tratta come un'assistente da sfruttare ed vessare, invece che qualcuno da cui prendere esempio, la migliore amica di Ji-Yoon cerca in tutti i modi di resistere per ottenere l'incarico di ruolo che sente di meritare da tempo.

Tra inaspettate guest star e con un elegante umorismo La Direttrice fornisce un punto di osservazione sul percorso ad ostacoli della sua protagonista, una donna forte e meritevole che non deve solo affrontare continue crisi sul suo posto di lavoro, ma ha difficoltà a trovare una certa tranquillità anche sotto l'aspetto personale e nonostante il fiorire della sua relazione con il collega Bill, che diventerà particolarmente prezioso quando si dimostrerà l'unica persona in grado di arginare il comportamento imprevedibile della figlia di lei.

In un mondo fatto di bianco e nero, giusto e sbagliato, in cui sembra sempre più difficile riuscire ad affrontare una controversia con il dialogo, La Direttrice invita il pubblico alla riflessione con un sorriso, magari non riuscendo sempre a coprire i molti argomenti che tratta con la medesima profondità, ma costituendo sicuramente un esperimento non banale e ben riuscito, sopra alla media di molte delle serie proposte da Netflix.

La prima stagione di La Direttrice, con protagonista Sandra Oh, è disponibile su Netflix dal 20 agosto.

Continua a leggere su BadTaste