La crociata degli innocenti, la recensione

L'elemento più affascinante de La crociata degli innocenti è l'odio provato dai protagonisti verso il mondo adulto, che loro conoscono principalmente per le ingiustizie e le vessazioni subite

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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La crociata degli innocenti è il titolo di numerose opere: ci sono uno spettacolo teatrale e un film, entrambi scritti da Gabriele D'Annunzio, ma anche un manga di Usamu Furuya pubblicato in Italia da Goen. Non si tratta di un fortuito caso di omonimia, ma sono tutti racconti del medesimo episodio avvenuto nel mondo reale; a questi si aggiunge ora anche la graphic novel della fumettista francese Chloé Cruchaudet (Poco raccomandabile), portata nel nostro Paese da Coconino Press.

"L'elemento più affascinante del fumetto è l'odio provato dai protagonisti verso il mondo adulto, che loro conoscono principalmente per le ingiustizie e le vessazioni subite."All'inizio del XIII secolo, il dodicenne francese Colas fugge dal clima violento della sua famiglia per trovare rifugio in un birrificio dove viene sfruttato assieme ad altri suoi coetanei. Qui però ha una visione, nella quale Gesù gli assegna la missione di viaggiare fino a Gerusalemme per liberare il Santo Sepolcro; dopo aver reclutato altri bambini, pronti a seguirlo anche per sfuggire alla condizione di povertà e abusi, il gruppo di giovani crociati si avvia verso una meta che sembra fin troppo distante per essere realmente raggiungibile. Durante il cammino la comitiva si ingrandisce fino a contare decine di elementi, che cercano di proteggersi come possono dalla fame e dal freddo, sostando nelle città lungo la strada per fare un po' di elemosina.

L'elemento più affascinante del fumetto è l'odio provato dai protagonisti verso il mondo adulto, che loro conoscono principalmente per le ingiustizie e le vessazioni subite; per questo chi è considerato troppo cresciuto viene considerato "impuro" e non può partecipare alla crociata, perciò assistiamo a scene nelle quali i ragazzi cercano di nascondere i propri peli o alcune ragazze negano di avere già il ciclo mestruale. È una cerchia dell'infanzia ristretta, ostile verso l'esterno per motivi più che comprensibili, in grado di dare vita a un microcosmo simile ai Bimbi Sperduti dell'Isola che non c'è, o ai protagonisti di opere come Stand By Me e La terra dei figli. È affascinante vedere questo tipo di narrazione applicato a un contesto medioevale, dove comunque i ragazzini parlano in modo estremamente schietto e si divertono a fare pernacchie con le ascelle.

Le tavole della Cruchaudet hanno disegni aspri ma comunque adatti per trasmettere l'ideologia pura e sincera che muove i bambini protagonisti; i colori desaturati contribuiscono ad ammantare il racconto di freddo e paura, con un'unica illustrazione nella quale un blu acceso sottolinea il momento di massima speranza dei protagonisti. La conclusione può risultare un po' troppo brusco per il lettore: concedendo maggiore spazio all'epilogo si sarebbe potuto riflettere in modo più efficace sull'impatto della religione e sull'importanza dell'educazione per i bambini, mentre così si ha "solo" una potente immagine finale che sottolinea il valore della narrazione, in un'epoca dove questa veniva trasmessa principalmente per via orale.

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