La Casa di Carta: Corea Parte 2, la recensione

La parte 2 della serie La Casa di Carta: Corea prosegue su strade già viste e percorse, pur offrendo qualche sorpresa

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La recensione dei sei episodi della Parte 2 della serie La casa di Carta: Corea, disponibile su Netflix dal 9 dicembre

La parte 2 della serie La Casa di Carta: Corea porta, come accaduto nell'originale spagnolo, alla conclusione dell'ambizioso e complicato piano ideato dal Professore con sei nuove puntate dirette da Kim Hong-Sun.

La storia della rapina alla Zecca di Stato, ambientata in un futuro ipotetico in cui le due Coree si sono unificate, prosegue da dove si era interrotta e, per chi ha già visto la serie originale segue binari già percorsi nel progetto ideato da Álex Pina, pur offrendo qualche sorpresa nella gestione della storia dei protagonisti.

Gli eventi al centro della storia

Il racconto prosegue dopo che il Professore (Yoo Ji-tae) sembra sia stato identificato dal capitano Cha Moo-hyuk (Kim Sung-oh), che potrebbe rivelare i suoi sospetti all'ispettore Seon Woo-jin (Kim Yun-jin), impegnata a provare a capire il piano in atto dopo aver ricevuto una banconota stampata da poco da una giovane in ostaggio. La donna, inoltre, deve fare i conti con la situazione dell'ex marito, il candidato alla presidenza Kim Sang-man (Jang Hyun-sung), coinvolto in una situazione poco chiara e all'insegna della corruzione, che si presenta in televisione offrendo l'immunità alla banda del Professore in cambio della liberazione di Anne (Lee Si-woo), la figlia dell'ambasciatore americano.
Tra i rapinatori sta invece salendo la tensione a causa degli istinti violenti di Berlino (Park Hae-soo), della nascente storia d'amore tra Denver (Kim Ji-hoon) e la giovane Misun (Joo-Bin Lee), e senza dimenticare che tra le fila del gruppo c'è chi ha degli obiettivi personali che potrebbero mettere a rischio l'operazione, pianificata nei minimi dettagli.

Un racconto che intreccia questioni personali e sociali

Il remake coreano della serie La Casa di Carta prosegue con delle puntate in cui il livello di tensione non viene mai abbassato grazie alla capacità di seguire i vari tasselli del complicato puzzle in modo attento, intrecciando storie personali e tematiche sociali e politiche con equilibrio. La storia di Berlino e del Professore, in particolare, offre degli spunti interessanti per proporre qualche riflessione legata al dramma di chi si ritrova a fare i conti con una nazione divisa, al tentativo di ottenere un futuro migliore e ai traumi subiti da chi subisce torture fisiche e psicologiche. Le storie più ancorate a questioni personali, tra amori e figli abbandonati, non aggiungono molto spessore a una storia già portata ai limiti e che obbliga a lasciare da parte la razionalità pur di godersi l'intrattenimento, a tratti molto spettacolare, offerto dalla serie. Nonostante i punti in comune con lo show spagnolo siano davvero numerosi, i fan del franchise troveranno comunque qualcosa di inaspettato che non rende la visione noiosa e fin troppo prevedibile.
Lo spazio a disposizione dei vari personaggi è invece molto limitato, elemento che rende più di un passaggio della storia fragile e, in certi casi, persino irrilevante in un contesto in cui si è naturalmente spinti a prestare maggiore attenzione alle figure più carismatiche coinvolte nella narrazione.

Un cast di buon livello

Dopo un'intera stagione in cui il Professore appare poco espressivo e fin troppo trattenuto dal punto di vista emotivo, la parte 2 di La Casa di Carta: Corea dà finalmente a Yoo Ji-tae del materiale che gli permette di dimostrare il proprio talento grazie ai momenti di incertezza vissuti dal suo personaggio, il cui piano inizia a incontrare più ostacoli rispetto a quanto previsto. A rubargli la scena, come accaduto nello show originale, è però Park Hae-soo nei panni di Berlino, vera colonna portante degli eventi, il cui passato drammatico e un presente altrettanto pieno di insidie danno all'attore molto materiale su cui lavorare, riuscendo comunque a non scivolare in un'interpretazione sopra le righe.
Tra le attrici emerge prevalentemente la determinata Tokyo di Lee Hong-dan, mentre l'esperta Kim Yun-jin fa quel che può nel provare a tenere le redini del susseguirsi di drammi vissuti da Seon Woo-jin, riuscendo a risultare maggiormente credibile nelle scene "personali" piuttosto che in quelle in cui il personaggio è impegnato al lavoro.

La Casa di Carta: Corea Parte 2, a livello di regia e di montaggio, segue gli schemi già visti all'insegna dell'uso di numerose scene al rallentatore, sparatorie, esplosioni e inseguimenti in auto, nel tentativo di mantenere l'attenzione dei propri spettatori grazie all'impatto visivo più che con il coinvolgimento emotivo. Le nuove puntate scivolano comunque rapide verso una conclusione che risulta prevedibile e al tempo stesso soddisfacente, in particolare per chi non ha visto lo show originale.

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