La casa di carta (stagione 5, prima parte): la recensione
La quinta e ultima stagione di La casa di carta era stata presentata come una guerra totale, e quella promessa è stata mantenuta
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La quinta e ultima stagione di La casa di carta era stata presentata come una guerra totale, e quella promessa è stata mantenuta. I cinque episodi che compongono la prima metà della stagione finale sono una sparatoria ininterrotta e sempre più esagerata. In mezzo a questo minestrone di pallottole galleggiano quelli che fan e detrattori della serie spagnola riconosceranno come gli elementi classici della serie tv. La retorica da guerriglia, i toni enfatici, i flashback riempitivi, il vago piglio rivoluzionario contro le istituzioni cattive e sciocche. Tutto questo, però, in una vicenda sempre più statica e sempre meno legata ad un intreccio riconoscibile.
Arrivato alla quinta stagione, lo show spagnolo non ha più niente da dire né sui suoi personaggi né sulla sua ambientazione. Invece, si trova nella condizione difficile di dover continuare a raccontare un'evoluzione dei caratteri che non trova né spazio né motivi, ma che comunque deve sempre aggiungere qualcosa. Lo fa attraverso dei flashback inutili su Berlino, che servono a continuare a mostrare Pedro Alonso nella serie, ma anche sul passato di Tokyo, che dovrebbero sostenere la svolta finale, ma a questo punto non aggiungono nulla. Né ha più alcun fascino il meccanismo della rapina, ora che tutti gli schemi sono saltati e si procede solo per inerzia.
Le notizie su La casa di carta 5 sono nella nostra scheda della serie.